A Ginevra… conferenze stampa introduttive
Con l’esaurirsi dei protocolli e delle cerimonie introduttive, la Conferenza di Ginevra per la Siria dovrebbe entrare nel vivo domani, anche se il mediatore per l’ONU al-Akhdar al-Ibrhaimi non ha ancora chiarito se riuscirà a riunire nella stessa stanza le due opposte fazioni. Le dichiarazioni iniziali rilasciate dai capi delegazione Walid al-Muallim e Ahmad Jarba, che rappresentano rispettivamente il regime siriano e l’opposizione, lasciano intendere che ci siano distanze insormontabili anche su quali siano i reali obiettivi della Conferenza: mentre il primo ha posto l’accento sulla lotta al terrorismo, ignorando i propositi scaturiti dalla Prima Conferenza di Ginevra (giugno 2012), il secondo ha ribadito la necessità di un governo di transizione con pieni poteri che gestisca la fine del conflitto e il passaggio alla democrazia.
La conferenza stampa di Ban Ki Moon ha sottolineato la volontà di porre fine immediatamente agli scontri, “essendo ormai la misura colma ed essendo giunto il momento di trattare”.
Di tutt’altro tenore le parole del segretario di Stato John Kerry, il quale ha sottolineato che la crisi siriana è dovuta “all’ostinazione di una sola persona o di una sola famiglia nel volere mantenere il potere nelle proprie mani”. Da ciò, la necessità di una nuova Siria in cui siano rispettati i desideri del popolo e i diritti di tutti i gruppi confessionali, senza distinzione. Ha ricordato poi la nascita pacifica della rivoluzione, caratterizzata dall’assenza di “terroristi”. Inoltre, ha ribadito che la volontà del suo Paese è di non permettere di restare a chi ha consentito la morte di 130mila persone, nonostante goda dell’appoggio dell’Iran e di organizzazioni terroristiche provenienti dal Libano (Hezbollah). Quindi, è “Asad che ha attirato i terroristi da ogni parte del mondo, e non ci sarà stabilità e scampo da divisioni fino a quando egli sarà al potere”. Kerry ha poi fatto riferimento all’Iran che, nonostante non sia presente, può sempre svolgere un ruolo positivo e non è escluso che si aprano le porte ad una sua partecipazione nel prossimo futuro.
Lavrov, ministro degli esteri russo, ha invece invitato le delegazioni ad avere fiducia reciproca ed a non concentrarsi esclusivamente sul cambio di potere al vertice della Siria. Ha poi parlato, senza fornire particolari, di possibili scambi di prigionieri e di cessazione delle ostilità nelle zone di Aleppo e Homs.
Le ultime due dichiarazioni appartengono rispettivamente al ministro degli esteri saudita Saud bin Faysal e al rappresentante della Siria all’ONU Bashar Jafaari. Il primo ha esortato le delegazioni ad attenersi ai dettami della precedente Conferenza di Ginevra, non tentando di “migliorare” la figura di Asad, con le sue pretese di oppositore al terrorismo. Ha ricordato poi le polarizzazioni che si sono create nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le quali hanno bloccato ogni decisione. Il siriano Jafaari invece, si è lamentato della selezione dei Paesi partecipanti, per la maggior parte ostili al suo governo.
Da sottolineare infine che una fonte diplomatica ha rilevato come, durante le dichiarazioni iniziali sia di al-Muallim che di Jarba, nessuno dei due si sia allontanato quando il suo avversario ha incominciato a parlare. Nonostante ciò, la missione che attende le delegazioni sarà difficile e non è possibile fare previsioni riguardo la fine dei lavori.
Notizie tratte dal quotidiano al-Hayat.