Accelerazione improvvisa
Negli ultimi giorni c’e’ stata un’accelerazione improvvisa della crisi siriana: l’uso di armi chimiche da parte del regime di Asad ha causato centinaia di morti nella Ghouta di Damasco; e le immagini dei cadaveri di numerosi bambini, oltre ad aver sconvolto l’opinione pubblica mondiale, hanno cancellato i tentennamenti degli Stati Uniti e dell’Occidente di fronte ad un possibile intervento armato. Anche la stessa Russia appare irritata e contrariata dalla strage commessa dal regime, tanto da ritenere la posizione di Damasco quasi indifendibile. Un chiaro sintomo del nuovo atteggiamento russo sono state le parole del suo ministro degli esteri Lavrov, che ha dichiarato che Mosca non entrerà in guerra con nessuno e nemmeno per difendere nessuno. Si presume quindi un attacco militare da parte dell’Occidente, attacco limitato nel tempo e negli obiettivi, attacco portato attraverso missioni aeree e bombardamenti missilistici finalizzati a colpire le infrastrutture militari siriane. Non ci sarà quindi nessun intervento di terra.
Un attacco di questo genere si prefigge innanzitutto di punire Asad (alcune voci parlano di una sua fuga verso Teheran) per l’uso indiscriminato della violenza nel reprimere il popolo siriano, e di costringerlo a partecipare alla conferenza di Ginevra con aspettative limitate. Si darebbe vigore inoltre all’opposizione siriana moderata, schiacciata tra l’incudine del regime e il martello dei gruppi estremisti. Per non parlare della creazione di ampi margini di manovra sia per gli Stati Uniti sia per i Paesi del Golfo nell’eventuale conferenza di Ginevra, dedicata a riscrivere il futuro della Siria.
Certo rimangono molte incertezze, soprattutto per quanto riguarda l’atteggiamento iraniano. Teheran, stranamente, non ha reagito con minacce e violenti ammonimenti di fronte a questi preparativi di guerra, ma si sa che la decisione finale spetta alla guida suprema Ali Khamenei.
Altra incognita riguarda Hezbollah. Il “Partito di Dio” è sicuramente il più coinvolto nel conflitto ed un’eventuale sua sconfitta potrebbe portare ad azioni sconclusionate e rabbiose che renderebbero ancora più esplosiva la già fragile situazione libanese.
Per il momento sembrano certe le posizioni defilate della Turchia, decisa a restare nell’ombra per evitare l’aggravarsi della tensione con l’elemento curdo, e di Israele, il cui eventuale intervento rischierebbe di scompaginare le carte e di creare una tale reazione rabbiosa di tutto il mondo arabo da far deflagrare la violenza in tutta l’area.
Altra cosa certa è l’attenzione generale rivolta verso la Siria, nonché il fatto di trascurare le altre due scacchiere che hanno un’importanza fondamentale per tutto il M.O.: quella egiziana e quella israeliana-palestinese.