Alcune notizie del 16/01/2014
Dal quotidiano al-Quds.
Secondo diverse fonti, tra cui il “Wall Street Journal”, negli ultimi tempi sarebbero avvenuti alcuni incontri tra responsabili dei servizi segreti occidentali e i loro omologhi siriani. I rappresentanti del MI6 britannico sarebbero stati i primi, quest’estate, a recarsi a Damasco, via Beirut; imitati successivamente, a novembre, dai servizi segreti di altre nazioni europee: si fanno i nomi di Francia, Germania e Spagna. Il motivo sarebbe l’alto numero di cittadini europei, sembra circa 1200, che si sono recati in Siria per combattere contro il regime di Asad, aggregandosi a formazioni e gruppi classificati come terroristici. I governi occidentali vedono con preoccupazione il loro ritorno nella madrepatria e si stanno adoperando per raccogliere informazioni che chiariscano il grado di fanatismo di questi combattenti: sono così interessati a saper se sono ancora in vita, in quale zone stiano combattendo e a quali formazioni si sarebbero uniti.
Questa iniziativa, anche se non viene vista assolutamente come un’apertura diplomatica verso il regime d Damasco, preoccupa molto i delegati dell’opposizione siriana, che la interpretano invece come un riavvicinamento occidentale alla Siria e come un pericoloso segnale che Asad possa restare al suo posto, assumendo il ruolo di importante collaboratore nella lotta contro il terrorismo.
Un tale sviluppo è stato evidenziato dal vice ministro degli esteri siriano Faisal al-Miqdad che, intervistato dalla BBC, ha parlato dell’atteggiamento contraddittorio tra i governi occidentali che vorrebbero l’allontanamento di Asad e i loro servizi di sicurezza che invece ne richiedono la collaborazione.
Dall’Algeria arriva la notizia dell’ennesimo ricovero in ospedale del presidente Bouteflika, notizia che spiazza l’ambiente politico e apre la porta a qualsiasi scenario. Proprio per questo, sembra che l’esercito abbia organizzato una cellula di crisi per far fronte ad ogni emergenza.
Hamas sollecita i combattenti palestinesi presenti all’interno del campo di Yarmouk a Damasco ad abbandonare le armi ed a consentire così il salvataggio degli oltre 50mila palestinesi che ancora vi risiedono. Intanto, si susseguono le accuse su chi martedì scorso abbia vanificato il tentativo di far giungere una carovana di aiuti all’interno del campo: il regime accusa i “terroristi”, mentre gli attivisti palestinesi all’interno del campo accusano le forze di Damasco e fazioni palestinesi a loro fedeli.
Dal quotidiano al-Hayat.
Il Tribunale Speciale per il Libano, incaricato di giudicare 5 membri di Hezbollah (oggi latitanti) che avrebbero partecipato all’omicidio del premier libanese Rafiq Hariri, ha iniziato oggi le sue sedute all’Aia. L’attentato fu una vera strage, eseguita con un autobomba contenente oltre mille chili di esplosivo. Persero la vita 22 persone e l’atto terroristico diede inizio ad una serie di omicidi che hanno colpito giornalisti e politici vicini al movimento 14 marzo (l’ultimo, l’ex ministro dell’economia Mohammad Shatah ai primi di gennaio) e ad un forte periodo di instabilità. Instabilità tuttora in corso, visto che il Libano attende la formazione di un nuovo governo a cui dovrebbero partecipare anche membri del raggruppamento “8 marzo”, di cui fa parte pure Hezbollah.