Alcune notizie marginali
Qui di seguito, alcune notizie in apparenza marginali. Non riguardano le principali vicende che occupano le prime pagine dei giornali internazionali ma testimoniano situazioni, dibattiti e analisi che indicano una vivacità di contrasti ed un’ampiezza di tematiche all’interno del mondo arabo. Non una realtà univoca e standardizzata quindi, bensì un insieme variegato che in molti aspetti ricorda l’ambiente polemico in cui viviamo quotidianamente.
Oggi il sito del canale satellitare al-Arabiya parla della campagna denigratoria di cui sono oggetto i rifugiati siriani in Egitto. Essi vengono definiti, da diversi organi di stampa locali, mercenari prezzolati dai Fratelli Musulmani affinché partecipino attivamente alle loro manifestazioni a sostegno del presidente deposto Morsi. La stessa Coalizione Nazionale Siriana (l’opposizione impegnata nella guerra contro il regime di Damasco) e’ intervenuta, chiedendo al governo egiziano di proteggere i propri connazionali e allo stesso tempo invitando i rifugiati siriani a non partecipare alle attività politiche interne dell’Egitto.
L’Egitto sta vivendo una difficile crisi politico-economica; risulta quindi facile per alcuni mezzi d’informazione agitare lo spauracchio dei rifugiati e utilizzarli come capro espiatorio della drammatica situazione in cui il Paese si trova. Un tentativo di agitare ulteriormente le piazze? O di deviare l’attenzione e lo scontento popolare da quelle che sono le vere cause di un cronico ristagno politico-economico? Sicuramente un atteggiamento irresponsabile che non aiuta a pacificare gli animi e ad affrontare con razionalità la crisi.
Irresponsabile viene definito da Tariq Alhomayed (capo redattore del giornale as-Sharq al-Awsat) anche Yusuf al-Qaradaw. Quest’ultimo ha criticato apertamente lo sceicco dell’università di al-Azhar (uno dei centri del sapere islamico), reo di essere a favore della destituzione del presidente Mursi; ha inoltre invocato l’intervento straniero e invitato i Fratelli Musulmani al sacrificio, in favore del loro presidente deposto.
In passato il quotidiano pan-arabo si era già scagliato contro il noto telepredicatore, grande emettitore di fatwaa, per il suo sostegno a Hezbollah libanese. Al-Qaradawi, in seguito, aveva ammesso i suoi errori, lodando invece la ponderatezza dei religiosi sauditi da sempre oppositori dell’organizzazione sciita libanese. Avendo un grande seguito, lo sceicco Yusuf influenza un gran numero di persone, per poi ritrattare ciò che aveva detto. Insomma “un cattivo maestro”, che non si preoccupa delle conseguenze delle sue parole. Ci ricorda qualcosa?
Alhomayed comunque rivolge il suo biasimo non tanto verso al-Qaradawi, di cui si conoscono le contraddizioni e l’inconsistenza, ma verso chi continua a prendere in considerazione i suoi distruttivi pareri religiosi.
In ambito egiziano resta l’articolo di Huda al-Huseini apparso il 25 luglio sempre su as-Sharq al-Awsat, che, dopo una breve analisi sulla struttura di al-Qaeda con le sue varie ramificazioni internazionali, focalizza la sua attenzione su una figura di spicco del terrorismo internazionale: Ramzi Mahmud al-Muafi. Egiziano, nato nel 1952 ed esperto di esplosivi, ha militato in Afghanistan con Bin Laden e, dopo la sua evasione da un super-carcere egiziano, sarebbe ora attivo nel Sinai. Questo spiegherebbe la recrudescenza delle violenze in questa regione.
Si rischia quindi che s’instauri un califfato indipendente in questa zona, che segua i dettami violenti imposti da al-Qaeda ed alimentato da terroristi provenienti dalla Libia e dal Sudan. Una nuova Tora Bora, ma questa volta ai confini con Israele.
Questo spiegherebbe la mancata condanna degli Stati Uniti nei confronti del golpe militare in Egitto, in quanto Washington vedrebbe nella forte presenza dei militari nel governo egiziano una garanzia per contrastare una grave e tangibile minaccia.