Alcuni cambiamenti…
Alcuni cambiamenti si sono verificati in questi ultimi giorni nello scenario siriano, così come in quello libanese e iracheno.
Nel primo contesto la maggior parte degli accadimenti riguarda l’aspetto militare: se si esclude la polemica divampata tra Stati Uniti e Russia infatti, non ci sono state evoluzioni in campo politico che lascino intravedere la possibilità di giungere ad un compromesso per risolvere la crisi siriana.
Stallo politico
Andando con ordine, il segretario di Stato americano Kerry ha imputato alla Russia l’ostinazione, e quindi la mancanza di flessibilità, della delegazione siriana nell’affrontare i colloqui di Ginevra. In sintesi, il fallimento della conferenza si deve attribuire a Mosca. Ieri la risposta del ministro Lavrov, il quale taglia la strada a qualsiasi tipo d’intervento straniero in Siria, anche se di tipo umanitario, ricordando che il Consiglio di Sicurezza non avallerà mai un intervento che leda la sovranità di uno stato membro dell’ ONU. Inoltre, sempre secondo Lavrov, la maggior parte dei crimini di guerra di cui viene accusato il regime sono stati compiuti in realtà dell’opposizione armata.
La situazione sul campo
Allo stallo politico ribatte l’Esercito Siriano Libero con un cambio al vertice: è stato rimosso il generale Salim Idris e sostituito col generale Abdul Ilah al-Bashir al-Naimi.
Idris, nominato a capo dell’ESL nel dicembre 2012, è stato ritenuto responsabile del regresso in campo militare delle forze dell’opposizione che combattono sotto la bandiera dell’ESL. Sotto il suo comando, dopo alcuni successi iniziali, ci sono state defezioni di numerosi reparti, che sono andati ad alimentare altre forze come il Fronte Islamico. A lui tra l’altro vengono imputati alcuni errori, come una non adeguata distribuzione delle armi.
Abdul Elah al-Bashir, anche lui proveniente dall’esercito regolare siriano che ha abbandonato nel luglio 2012, è stato a capo del Consiglio Militare di Quneitra e gode di un grande carisma, poiché è riuscito ad estendere il controllo dei suoi reparti su buona parte, appunto, della provincia di Quneitra. Ha quindi un’ampia esperienza militare e proviene inoltre dall’influente famiglia al-Naimi.
L’ESL sta vivendo un momento difficile: dovrebbe essere il punto di riferimento delle forze moderate e usufruire del sostegno dell’Occidente, tuttavia, ultimamente, è stato impegnato non solo nei combattimenti contro l’esercito del regime, ma anche contro lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Ha inoltre stretto alleanze con forze dell’opposizione dalla connotazione estremista, classificate anche come gruppi terroristici (Jabhat al-Nusra). Col sorgere di altre formazioni meglio armate e più ideologizzate che, grazie anche alla loro violenza ed intransigenza, si sono imposte come punto di riferimento per molte popolazioni assediate e stremate dagli attacchi dell’esercito del regime, l’ESL è stato relegato quindi ad un ruolo secondario.
Sul campo intanto, si segnala l’avanzare dell’esercito siriano verso Aleppo: si troverebbe a non più di 7 chilometri dalla prigione centrale, assediata dalle forze dell’opposizione; avrebbe conquistato inoltre alcuni villaggi nei pressi della zona industriale della città.
L’agenzia di stampa ufficiale siriana (Sana) conferma la riconquista ad opera del regime della città di Maan (regione di Hama) a prevalenza alauita, dove si erano insediate alcune forze appartenenti a gruppi islamici come Ahrar al-Sham, accusate di aver compiuto un massacro di civili.
I bombardamenti con i barili esplosivi hanno colpito la città di Daraia, nelle vicinanze di Damasco, e il villaggio di Mazirib, nelle campagne di Daraa. In quest’ultimo caso, sono state bersagliate abitazioni civili nei pressi di una scuola gestita dall’UNRWA e l’agenzia di stampa indipendente Syria Newsdesk riporta la notizia della morte di 18 persone.
Alcune foto raffiguranti soldati del regime che stringono le mani a combattenti dell’opposizione provenienti dal villaggio di Babila situato a sud di Damasco, lasciano intuire la definizione di una tregua temporanea, per consentire l’approvvigionamento di materiale di prima necessità. Secondo il quotidiano al-Quds la tregua che, oltre Babila, comprende altri villaggi limitrofi, non prevede né l’ingresso dell’esercito siriano, né l’uscita dei combattenti dell’opposizione. Ci sarebbe tuttavia una gestione condivisa dei posti di controllo che permettono l’accesso alle zone interessate.
Libano e Iraq
In Libano, dopo dieci mesi , è nato un governo di riconciliazione nazionale che dovrebbe assicurare un minimo di serenità in vista delle elezioni presidenziali. Ne fanno parte anche elementi dell’alleanza del “14 marzo” (il gruppo capeggiato da Saad Hariri), oltre a otto elementi della coalizione dell’8 Marzo di cui fa parte Hezbollah. Il nuovo primo ministro è Tammam Salam.
In Iraq invece ha creato grande scompiglio la decisione di Muqtada al-Sadr, politico e religioso sciita, di abbandonare la politica, di sciogliere il suo raggruppamento al-Ahrar e di chiuderne gli uffici di rappresentanza. Non sono ben chiari i motivi di un simile gesto, anche se al-Sadr ha accennato di voler preservare la reputazione della sua famiglia. Non saranno in ogni caso estranee altre motivazioni come i forti contrasti con la politica del premier al-Maliki , o il disgusto per la corruzione e il clima da guerra civile che sta avvelenando il Paese.
Da ricordare che la corrente di al-Sadr è rappresentata da 40 deputati in parlamento. Anche se dal punto di vista numerico non ci saranno ripercussioni sulla tenuta del governo, il suo ritiro priva il Paese, come sostiene il quotidiano al-Quds nel suo editoriale, della copertura morale e politica di una delle personalità più popolari; e ciò, a due mesi dalle elezioni.
Si ripropongono inoltre le solite domande sul ruolo del settarismo religioso e sulle sue influenze, negative, nell’acuire lo scontro politico e nello scavare solchi profondi all’interno della comunità nazionale.
Nella foto: Muqtada al-Sadr