Aleppo, una città martoriata e divisa
La BBC in lingua araba conferma sul suo sito la partecipazione della delegazione del regime siriano ai prossimi incontri di Ginevra che dovrebbero tenersi il 10 di questo mese. Sembra scontata anche la presenza dell’opposizione siriana in quanto Ahmad Jarba, in visita oggi a Mosca, ha dichiarato che presenzierà alla seconda tornata di colloqui nell’ambito di Ginevra2.
Non sembra però conoscere tregua la violenza degli scontri armati soprattutto nella zona di Aleppo.
Il quotidiano al-Hayat riporta il grido di aiuto di alcuni ospedali di Aleppo, non più in grado di affrontare l’emergenza e di prestare soccorso ai feriti o ai dispersi sotto le macerie. Da alcuni giorni infatti si sono intensificati i bombardamenti dell’aviazione del regime, e solo ieri la conta dei morti è arrivata a 24 vittime.
Intanto l’Osservatorio siriano per i diritti umani segnala che da tre giorni è aumentato il numero di persone che abbandonano la città e che si dirigono verso nord, sperando di trovare rifugio nelle campagne o di entrare in Turchia.
Sempre riguardo ad Aleppo, il quotidiano al-Quds racconta il dramma di una città spaccata in due parti. Alcuni quartieri sono controllati dall’opposizione armata che ha formato un Comitato della Sharia sotto la cui bandiera si sono uniti gruppi importanti come Jabhat al-Nusra e Liwa al-Tawhid. Tra i compiti di questo Comitato c’è la gestione dei posti di blocco che permettono il passaggio di merci e persone verso l’altra parte di Aleppo, la zona orientale, in mano all’esercito siriano.
Humam al-Halbi, studente universitario, il giorno in cui ha deciso di trasferire la sua mobilia da una parte all’altra della città, si è visto chiedere un documento con tanto di bollo che attestasse che questi suoi pochi possedimenti non fossero di provenienza furtiva. Per ottenere tale documento, ha dovuto fare la fila in un ufficio e pagare una piccola somma. Ha ricordato che, al momento del passaggio tra i due punti di controllo, sono stati sparati alcuni colpi di arma da fuoco e la persona vicino a lui è stata ferita ad un piede.
Le forze del regime, soprattutto gli shabiha (miliziani), pretendono da chi trasporta materiali, attraverso un varco controllato da loro, il pagamento di una tangente. In caso contrario si rischia l’arresto o la distruzione dei propri beni, attraverso una selvaggia perquisizione.
Secondo l’articolo (qui la versione originale), ci sono pochi posti di transito aperti ma vengono usati molto, soprattutto da studenti, commercianti ed impiegati che lavorano presso gli uffici governativi ancora in funzione, ma che risiedono nella zona liberata dall’opposizione. Abu Aadi sostiene che Asad continui a pagare lo stipendio a lui e ad altri impiegati per garantirsi un serbatoio di voti, qualora vengano indette nuove elezioni.
E’ comunque vietata l’uscita, dalla zona controllata dall’opposizione, di merci alimentari e di combustibile, in quanto la loro ulteriore diminuzione ne farebbe immediatamente aumentare i prezzi. Per le altre mercanzie è tra l’altro in vigore una specie di tassa di circa 15 dollari, richiesta con la scusa di acquistare munizioni.
Abbastanza frequentemente la Mezzaluna Rossa attraversa questi posti di blocco, sia per portare assistenza e cibo ai prigionieri nelle carceri del regime, ormai praticamente assediate dall’opposizione, sia per far funzionare l’acquedotto e per evitare così l’interruzione delle forniture idriche.