Astana 10
Dai quotidiani al-Hayat e al-Sharq al-Awsat:
Inizia domani a Sochi la decima tornata di colloqui di quella che viene chiamata la “conferenza di Astana”, con l’obiettivo di trovare un compromesso sulla Siria tornata in buona parte sotto il controllo del regime dopo i successi militari ottenuti nelle province meridionali al confine con la Giordania. Vi parteciperanno gli alleati del regime Russia e Iran, oltre alle delegazioni dell’opposizioni sostenute dalla Turchia per risolvere quelli che sono ancora due nodi cruciali: la provincia di Idlib e le zone settentrionali controllate dai curdi.
La Russia svolgerà un importante ruolo di mediazione e cercherà di tenere a freno gli iraniani (decisi a dire la loro per confermare la propria presenza sul suolo siriano) e lo stesso regime propensi a risolvere militarmente la questione del controllo della provincia di Idlib, in cui si concentrano i vari combattenti dell’opposizione evacuati dalle altre zone e posti sotto la sorveglianza turca. L’obiettivo di Mosca è di giungere a degli accordi politici che stabilizzino la situazione e che possano ridare un minimo di legittimità ad un regime sanguinario ormai compromesso. Si capisce quindi come la grande attenzione per gli aspetti umanitari e per il ritorno dei profughi sia volta proprio a persuadere l’occidente a contribuire ad una prossima ricostruzione da avviare nel paese. L’Europa però sebbene sensibile a questi temi difficilmente si, impegnerà pesantemente senza una transazione politica.
E quasi a voler cautelarsi da improvvisi shock allorché si arriverà a parlare del rilascio dei prigionieri, Damasco ha consegnato alla Coalizione Nazionale Siriana dell’Opposizione gli elenchi degli oppositori morti nelle sue carceri. Sono numeri importanti e si parla di oltre 1000 nomi per la zona di Daraia (vicino a Damasco) 750 per Hassake e 550 per Aleppo. Piccole concessioni e ammissioni, centellinate ma che difficilmente si tradurranno in azioni più concrete. La gestione delle sicurezza resta e deve restare in mano al regime. Sintomatico di questo atteggiamento sono i colloqui che intercorrono tra Damasco e una delegazione del Consiglio Democratico Siriano (MSD) braccio politico dei curdi delle Forze Democratiche Siriane (SDF). Difatti mentre l’MSD vuole dare priorità al ripristino dei servizi pubblici all’interno di uno stato de-centralizzato il regime insiste sul il controllo dei confini e sulla presenza delle sue forze di sicurezza.
Il portavoce dei curdi Ryad Darar (foto) è stato molto chiaro e ha detto: “Vogliamo rientrare nello stato siriano, ma lo stato non è il regime”.