Autobomba a Beirut
L’odierno commento di al-Quds (qui l’articolo originale) rivolge la sua attenzione all’autobomba che e’ esplosa nei quartieri meridionali di Beirut, presso la sede di Hezbollah, che ha causato ingenti danni materiali e una cinquantina di feriti.
Nulla di cui stupirsi: il Libano, teatro di una devastante guerra civile, e’ sempre stato una terra di conflitti confessionali. Le ultime vicende siriane non hanno fatto altro che aumentare la polarizzazione tra il fronte sunnita e quello sciita, soprattutto in seguito alle dichiarazioni di Nasrallah, leader di Hezbollah, che ha pubblicamente ammesso la partecipazione ai combattimenti dei suoi miliziani al fianco delle forze del regime siriano. Il loro ruolo tra l’altro, e’ stato decisivo nella riconquista di alcuni territori caduti precedentemente nelle mani dei ribelli.
Una simile dichiarazione non può che suscitare rabbia e desiderio di vendetta nell’opposta fazione. Stupisce solamente che un simile attentato sia avvenuto in uno dei luoghi più fortificati di tutto il Libano, e lascia supporre un lavoro di esperti.
Un segnale di pericolo questo, che dovrebbe far pensare alla necessità di trovare al più presto una soluzione politica al conflitto siriano, prima che i Paesi confinanti, come il Libano appunto, vengano coinvolti ancora di più. Certo, i contrasti confessionali non sono mai scomparsi nella terra dei cedri, hanno sempre covato sotto le ceneri in attesa che, come oggi, qualcuno ci soffiasse sopra per ravvivarli. Gli inviti ad un maggior autocontrollo, quindi, risultano inefficaci di fronte alle divisioni politiche, alla inefficacia del governo e al ristagno delle tensioni confessionali.
I giorni a venire saranno difficili per i libanesi, i quali non si sono scomposti più di tanto: la vita quotidiana a Beirut ha ripreso a scorrer normalmente, come se l’esplosione fosse avvenuta in un altro Paese. Questo sta a dimostrare la grandezza del popolo libanese e la sua capacità di convivere con le crisi.