Ci sara’ un’amnistia in Libia?
Negli ultimi mesi la Libia assiste ad un confronto serrato, in parlamento e nelle piazze, tra i sostenitori della legge che prevede l’allontanamento di chi si è compromesso col regime e coloro che a tale legge si oppongono. I primi, rappresentati perlopiù dai rivoluzionari che hanno abbattuto Gheddafi, pretendono l’esclusione politica di quanti sono stati conniventi col precedente regime; un nuovo inizio quindi per la Libia, senza alcun legame col suo fosco passato. I secondi invece, ritengono che con tale esclusione, che riguarderebbe almeno mezzo milione di persone, si priverebbe il governo nascente di impiegati e quadri dotati di capacità gestionali, amministrative e politiche, una risorsa non sostituibile.
Questo confronto rischia di acuire le profonde divisioni già presenti all’interno di una società molto frammentata e dominata dalla fedeltà ai vari clan.
Ritorna alla mente la storia della democrazia italiana alla fine della seconda guerra mondiale: anche allora ci fu la divisione tra quelli che pretendevano l’allontanamento dagli incarichi pubblici e la condanna dei fascisti, e quelli che vi si opponevano. Si giunse poi ad un compromesso, con l’amnistia di Togliatti nel 1946.
Immagino che non tutti furono soddisfatti, soprattutto in alcune zone in cui i fascisti si erano macchiati di crimini sanguinosi. Si giunse però ad una conciliazione, il cui risultato fu la pacificazione nazionale.
Potrebbe essere questa la strada che consentirebbe alla Libia di guardare al futuro con maggiore serenità, evitando il rischio di ricadute verso violenza e scontri armati?