Gli acronimi.. geografia della guerra in Siria
L’articolo apparso sul quotidiano al-Quds il giorno 01/03/2014 (qui la versione originale), parla degli acronimi impiegati per identificare alcune fazioni armate che combattono nella guerra siriana. Qui di seguito una sintesi del suo contenuto.
Gli attivisti siriani ultimamente gareggiano nell’escogitare espressioni idiomatiche e nuovi aggettivi da attribuire ai “nemici del popolo siriano”. E questo sia per denigrarli, sia per facilità di espressione e di scrittura quando devono trattare i loro crimini. L’uso di questi termini non è limitato alle pagine personali di questi attivisti sui vari social network, né ai comitati di coordinamento informativi che seguono la rivoluzione contro il regime di Asad, iniziata nel marzo 2011. L’uso di questi termini ha cominciato a diffondersi anche nelle trasmissioni dei canali satellitari che appoggiano la rivoluzione, cosicché nei notiziari viene utilizzata questa terminologia senza che venga ricordato il nome completo delle organizzazioni a cui si riferiscono.
Daesh (in arabo داعش dalle iniziali di الدوتة الإسلامية في العراق والشام), ISIS in italiano, è l’acronimo di Stato islamico nell’Iraq e nel Levante, formazione armata inserita nella lista dei gruppi terroristici. Gli oppositori al regime di Bashar al-Asad sostengono sia una creatura di quest’ultimo per deturpare l’immagine della rivoluzione e dei ribelli. Dalla fine dell’anno passato, l’Esercito Libero Siriano (ESL) e i suoi alleati, tra cui Jabhat al-Nusra (Fronte della Vittoria) e Jabhat al-Islamyia (Fronte Islamico, la più grande fazione armata presente nel Paese), hanno sferrato una campagna militare contro le postazioni dell’ISIS nel nord e nell’est della Siria, da cui la cacciata dell’ISIS dalle città e dai villaggi in cui si era insediato; ultimamente anche da Deir al-Zor, causando tra le fila di questi gruppi un gran numero di caduti e di feriti.
Halsh (in arabo حالش dalle iniziali di هزن الله اللبناني الشيعي) si riferisce al Partito di Dio (Hezbollah) sciita libanese. La milizia, a partire dall’inizio dello scorso anno, combatte apertamente a fianco delle forze del regime siriano, dopo aver giustificato la propria limitata presenza come difesa del sepolcro di Sayyidah Zaynab (nipote del profeta Maometto) situato nella zona meridionale di Damasco; sepolcro questo, che gode di grande venerazione presso lo sciismo, il ramo dell’Islam che Hezbollah abbraccia. L’intervento militare di queste milizie è salito alla ribalta a metà dell’anno scorso, durante la battaglia di al-Quseyr (zona di Homs), ripresa dalle forze dell’opposizione grazie al sostegno offerto da questa organizzazione all’esercito siriano. Da tre settimane a questa parte il suo operato si concentra, per ripetere la precedente esperienza, nella città di Yabroud, situata nei rilievi di al-Qalamoun, poco lontano da Damasco. Tutto ciò, dopo aver aiutato per altro le forze del regime a riprendersi alcune città come al-Nabk, Qarah e Deir Atia, nella stessa zona.
Maesh (in arabo ماعش dalle iniziali di ميليشيا أبو الفضل العباس الشيعية) vuol dire “Milizia di Abu al-Fadhal al-Abbas. Essa è una forza armata sciita nata nel 2012 e sostenuta dall’Iran, alleato strategico di Damasco. Il suo compito è la difesa del già citato sepolcro di Sayyidah Zaynab, sul quale da più di un anno sventola il suo vessillo.
Alcuni oppositori tuttavia usano questo acronimo per indicare “le Milizie dell’Iran nell’Iraq e nel Levante” (in arabo ميليشيات إيران في العراق و الشام), le cui iniziali danno sempre la parola Maesh (ماعش). Esse comprendono al suo interno combattenti sciiti di nazionalità diversa, libanesi, iracheni ed iraniani, che affiancano il regime perlopiù nella zona di Damasco e di Aleppo.
Infine, Jahash (in arabo جاحش , parola formata dalle iniziali di جيش النظام الحاقد وشبيحته ) che è la più recente denominazione per indicare l’odioso Esercito del regime e i suoi Shabiha, termine che deriva dalla parola araba شبيح, che letteralmente vuol dire fantasma, ma che indica miliziani civili reclutati principalmente su base settaria.
I gruppi armati evidenziati da questi acronimi, che si caratterizzano tutti per avere come ultima lettera la shin (ش) corrispondente al suono sh, sono accusati dall’opposizione siriana di aver provocato la morte di 140mila persone in tre anni, da quando cioè la rivoluzione siriana è iniziata. Una cifra questa che è stata riportata dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione umanitaria che definisce se stessa come indipendente.