Hezbollah e l’Unione europea
Grande risalto viene dato dai giornali arabi alla notizia dell’inserimento di Hezbollah tra le organizzazioni terroristiche. La decisione e’ stata presa ieri dall’Unione europea. Per alcuni hanno avuto un ruolo importante le pressioni esercitate dagli Stati Uniti e da Israele, che hanno obbligato l’Europa ad intraprendere questo passo; per altri invece, e’ una risposta politica importante in seguito alla partecipazione diretta del “Partito di Dio” al conflitto siriano. Questa decisione viene anche vista inoltre come compensazione al precedente provvedimento di Bruxelles che sanciva il divieto di intrattenere rapporti commerciali con gli insediamenti ebraici a Gerusalemme est e in Cisgiordania.
È necessario specificare che la deliberazione di ieri riguarda esclusivamente l’ala militare di Hezbollah, accusata di essere coinvolta nell’attentato di Burgas in cui persero la vita sette persone, tra cui cinque cittadini israeliani. Qualora, infatti, si fosse deciso l’inserimento in toto del partito libanese al governo tra le organizzazioni terroristiche si sarebbero create le premesse per un congelamento totale dei rapporti tra Europa e Libano. Senza contare le conseguenze per la missione di pace nel sud del Libano, che vede schierato un importante contingente europeo.
Sicuramente ci saranno ricadute politiche interne, in quanto gli avversari politici di Hezbollah cercheranno di sfruttare questo inserimento a loro vantaggio, con il rischio di irrigidire le posizioni delle varie fazioni.
Come fa notare il quotidiano al-Quds, le conseguenze pratiche saranno minime poiché già da tredici anni gli Stati Uniti ritengono il partito capeggiato da Nasrallah un’organizzazione terroristica, fatto che non gli ha impedito di rafforzarsi e di continuare le sue attività economiche.
Una decisione politica quindi, che può essere letta come pressione volta a cercare di stemperare l’atteggiamento aggressivo e militare di Hezbollah, oltre che un invito al dialogo su molte questioni quali il conflitto siriano.
Resta da vedere quale sarà la reazione dell’organizzazione libanese: un arroccamento e una maggiore intransigenza, le cui conseguenze potrebbero essere funeste per il Libano; oppure un’apertura, per cercare di migliorare i rapporti con la comunità internazionale.
Personalmente visto il settarismo e la retorica della resistenza che contraddistinguono i discorsi di Nasrallah, senza dimenticare che il suo maggior sponsor politico ed economico e’ l’Iran, propendo per la prima ipotesi.