Il dramma libico.. e la nascita dello Stato di “al-Qaeda”
Questo articolo è stato pubblicato il 12/03/2014 sul quotidiano al-Quds (qui l’originale).
In mezzo a scenari drammatici degni di romanzi polizieschi e che potrebbero sfidare l’inventiva di molti scrittori, si susseguono gli sviluppi del panorama politico in Libia.
In seguito al successo ottenuto dalle milizie armate che, siccome controllano tre porti nella zona orientale del Paese, sono riuscite ad esportare un carico di greggio tramite una petroliera battente bandiera sudcoreana, il parlamento si è mosso per dimissionare il primo ministro Ali Zeidan.
Nonostante il procuratore generale Abdel Qadir Radwan abbia vietato a Zeidan di lasciare il Paese in quanto sotto inchiesta per presunte violazioni, tra cui la gestione negligente di soldi pubblici, il premier deposto è riuscito a fuggire, di notte, con un aereo privato e, dopo una breve sosta a Malta, a ritornare in Germania, luogo del suo precedente esilio.
Nel frattempo, i cittadini libici non hanno avuto un attimo di tregua riguardo l’evoluzione degli eventi: i media infatti prima hanno confermato che la petroliera era riuscita a raggiungere le acque internazionali, nonostante Zeidan e l’esercito comunicassero di averne preso il controllo; poi si parlava della mobilitazione delle forze aeree e del bombardamento della nave vicino alle acque egiziane, almeno secondo quanto dichiarato dal governo; senonché un ministro ha affermato che la petroliera, dopo essere stata bombardata dall’aviazione libica, è riuscita a ripartire.. è così diventata “la petroliera dalle sette vite”. Per finire, ennesima marcia indietro del governo: avendo stabilito che la marina libica non possiede gli strumenti necessari per bloccare la nave, è stato chiesto aiuto all’Egitto e all’Italia.
Il presidente del Consiglio Nazionale Generale (il nostro Parlamento) inoltre ha detto: “Abbiamo deciso di concedere ai gruppi armati una proroga di due settimane, come limite massimo, per togliere l’assedio ai porti.” Aggiungendo: “Sono quindi rinviate le operazioni militari per la riconquista dei suddetti porti.”
La tragica verità che nasconde questo scenario grottesco invece è che il porto libico di Sidra, da cui è partita la petroliera “Morning Glory“, ha testimoniato la nascita dello “Stato di al-Qaeda”, a cui avevamo precedentemente accennato in questo giornale. Nonostante la presenza delle strutture di governo libiche (e non diciamo “Stato”), al-Qaeda appunto ha infatti inaugurato una linea marittima per contrabbandare il greggio, linea diventata per le milizie un’arteria vitale, in quanto ne garantisce non soltanto il sostentamento, ma anche l’ampliamento della sua influenza in tutto il Nord- Africa.
La conquista da parte di al-Qaeda e dei suoi associati di questo “mattino di gloria” è il risultato di una lunga catena di mancanze, mancanze perpetrate contro la Libia da fazioni locali e regionali. E il prezzo più pesante di questi sbagli, purtroppo, lo pagherà il popolo libico.
Riguardo questo punto, non si afferma una cosa fuori dal mondo se si dice che tante delle operazioni terroristiche che sono avvenute in Egitto, Tunisia, Algeria e addirittura nel nord del Mali hanno avuto origine nella Libia Orientale, che è appunto sotto il controllo delle milizie armate.
Intraprendere tutte le misure garantite dal diritto internazionale è diventata quindi un’esigenza fondamentale per mantenere la sicurezza della Libia, prima che questi gruppi crescano grazie all’enorme quantità di denaro che riescono a racimolare con il contrabbando di petrolio.
Tutto ciò, mentre il dramma politico in Libia non manca di suscitare ilarità: il Congresso Nazionale ha deciso di conferire al ministro della difesa Abdullah al-Thani l’incarico di formare il governo anziché destituirlo o perseguirlo penalmente, considerandolo il responsabile principale del fallimento dell’operazione che doveva impedire l’esportazione illegale di petrolio. Non sarà difficile per i libici prevedere quindi che tipo di governo verrà costituito.
Sempre il Congresso nazionale ha optato inoltre per “l’elezione di un parlamento che proceda alla nomina del presidente libico”, anche se non ha precisato come assicurerà lo svolgersi di queste votazioni, visto che ultimamente non è stato nemmeno in grado di garantire la sicurezza della sua sede, oggetto degli attacchi delle milizie.
Non ci sono risposte facili per la situazione di crisi che la Libia attraversa e sono pochi quelli che hanno l’ardire di essere ottimisti in presenza di uno scenario che scivola velocemente verso il baratro del fallimento politico e lo scontro civile.
Mettere la testa sotto la sabbia da parte degli attori locali regionali e internazionali non salverà certo questa importante nazione da un misero destino che non merita, dopo una lunga sofferenza, immensi sacrifici e speranze che, ora, velocemente si disperdono.