Il vertice economico del Bahrein
Il quotidiano “al-Quds al-Arabi” commenta negativamente il vertice economico che gli USA hanno convocato in Bahrein per il 25 e il 26 giugno.
Oggetto dell’incontro sarà il tentativo di offrire aiuti monetari per rivitalizzare l’economia palestinese, primo passo verso “l’accordo del secolo” (in questo caso la parola contratto è più appropriata) che dovrebbe risolvere il conflitto israeliano-palestinese. Le premesse negative di questa iniziativa, che non è assolutamente nuova e che comunque non ha mai portato a nessun risultato, sono proprio l’assenza di soluzioni politiche e il tentativo di appiattire il confronto esclusivamente su aspetti economici oltre al ruolo centrale assunto dall’amministrazione Trump che si è distinta per faziosità con la decisione di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme e quella più recente di voler riconoscere la sovranità di Tel Aviv sul Golan. Non le credenziali più appropriate per chi voglia svolgere la funzione di mediatore.
L’immagine usata è quella di un carro carico di tanti soldi (si parla di 650 miliardi di dollari messi a disposizione perlopiù dalle monarchie del Golfo) che non porterà da nessuna parte perché il cavallo della pace si trova dietro, alle sue spalle, in posizione prona e immobilizzato dalle scelte statunitensi e dalle politiche israeliane sugli insediamenti. Insomma la contraddizione è già presente in partenza.
L’unico “successo” del vertice di Manama sarà la normalizzazione dei rapporti tra lo stato israeliano e il Bahrein, che si aggiungerà così alla lista dei paesi arabi che stanno operando in questa direzione. Lista capeggiata dall’Arabia Saudita di bin Salman e dagli Emirati di bin Zayed.