Iran: alcune annotazioni generali
Alcune impressioni e annotazioni di carattere generale raccolte durante un viaggio in Iran.
Alimentazione e ristoranti. Per chi arriva dalla Turchia, ma anche per chi arriva da qualsiasi Paese occidentale, consumare gli abituali pasti può rappresentare un problema. Non c’è infatti un gran numero di ristoranti e i locali più numerosi sono i fast food. L’offerta gastronomica quindi è abbastanza limitata: pollo arrosto, kebab di pollo contornato da riso e pomodori alla griglia, e il dizi, piatto molto diffuso al nord che consiste in uno stufato di agnello immerso in un gustoso brodo di ceci e patate. Non mancano comunque i panini col felafel, o la pizza. E in alcuni semplici punti di ristoro, a volte, si può trovare un’insalata mista. Certo, non si rischia di morire di fame, però la dieta è abbastanza ridotta rispetto alla Turchia, dove le lokante offrono, soprattutto a pranzo, una grande varietà di stufati di carne e di verdure, di spezzatini, di minestre.
Per gli amanti dei dolci invece non ci sono problemi: le pasticcerie sono abbastanza diffuse. Inoltre, la frutta locale di stagione (arance, mele e mele granata) è dolce e deliziosa.
Il discorso cambia se si ha l’occasione di mangiare nei ristoranti degli alberghi di medio-alta categoria. In tal caso si trovano ricchi buffet con varietà di verdure e insalate, nonché un menù che comprende, oltre alla caratteristica offerta di cucina locale, una discreta selezione di piatti occidentali. Sono scelte che si pagano, anche se il conto risulta essere sempre molto economico, talvolta non superiore ai 10 euro.
Aperture. In passato mi era capitato di prendere i taxi collettivi e di dover assistere ad una girandola di scambi di posto, per evitare la vicinanza tra un uomo e una donna. Oggi invece questa regola sembra meno rigida, anche se sugli autobus cittadini c’è sempre la divisione tra uomini, che stanno nella zona anteriore, e donne, a cui è riservata quella posteriore. Questo comporta che in alcuni casi (quando non è presente il pagamento con biglietto elettronico) l’autista fermi il mezzo a ogni fermata e scenda per farsi pagare dalle donne che usano la porta posteriore.
Soprattutto a Teheran o nelle città più aperte come Shiraz succede che alcune ragazze ti chiedano da dove arrivi. Inoltre il velo ha subito un arretramento impensabile fino a pochi anni fa: molte donne ora lo portano in maniera tale da lasciare scoperta e visibile una buona metà della capigliatura.
Bazar e commercio. Quello che colpisce molto è la dimensione del commercio in Iran. In tutte le città di medie e grosse dimensioni esiste un bazar estesissimo, un intricato sistema di vicoli coperti, talvolta rappresentato da un insieme di gallerie dalle volte in muratura. La merce esposta comprende tutti i generi: dal vestiario, ai tessuti, dagli oggetti per la casa, al materiale elettrico. Molto diffuse le botteghe che vendono gioielli d’oro e tappeti.
Comunque sia, non si viene assillati dai venditori e quindi si ha la possibilità di soffermarsi a curiosare senza paura di essere subissati da domande.
Oltre ai bazar vi sono poi le normali strade commerciali. Anche qui la suddivisione avviene per generi commerciali. Personalmente ho notato la presenza di molti negozi che vendono materiali altamente professionali e di importazione per l’edilizia e la carpenteria, e altrettanti che vendono smart-phone e tablet di nuova generazione.
Paesaggio. Il paesaggio è per la maggior parte brullo e desertico, molto montagnoso e con poca vegetazione. In qualche area si nota un’intensa attività agricola, ma nei lunghi spostamenti con gli autobus si attraversano zone di territorio ampiamente disabitate. Giusto qualche volta compaiono greggi di pecore e qualche nomade.
Le cittadine non sono belle e, soprattutto quelle di piccole dimensioni, non possiedono alcuna attrattiva: un insieme di edifici in muratura di due/tre piani, con mattoni a vista. Le grandi città, come Yazd o la più piccola Kashan, posseggono invece una serie di edifici storici ed architettonici o giardini che meritano di essere visitati e che le rendono affascinanti, creando a volte un’atmosfera esotica ed orientaleggiante.
Un discorso a parte merita Teheran. Probabilmente conta più di 15 milioni di abitanti e, mentre i suoi sobborghi colpiscono per la loro estensione, alcune zone colpiscono per la loro modernità. Un’ottima visione d’insieme la offre la visita alla terrazza panoramica della Milad Tower: dai suoi quasi trecento metri di altezza si capisce come la capitale iraniana sia diventata un centro economico in grado di competere per intraprendenza e per dimensioni con gli Stati del Golfo.
Viene da pensare che se non ci fossero le sanzioni l’Iran, grazie alle sue ricchezze energetiche, potrebbe veramente diventare una potenza economica di primo livello. Certo, alcune infrastrutture sono carenti e il traffico caotico, ma i cantieri aperti e il design avvenieristico di alcuni grattacieli infondono un’idea di progresso e di modernità.
Soldi. Viaggiare in Iran costa poco: per tratte di 400 km e oltre, con un pullman abbastanza confortevole, non si spende più di 4 euro.
Anche gli alberghi costano poco: una semplice stanza con due brandine e servizi in comune varia dai 6 agli 8 euro. Spendendo il doppio, si finisce direttamente in una categoria superiore: stanze arredate, letti forniti di lenzuola e talvolta colazione inclusa. I servizi igienici, anche se in comune, sono puliti e funzionali.
Riguardo il taglio delle banconote, finalmente esistono biglietti con valori che vanno oltre i 10 euro, come quella da 500.000 rial. In passato, cambiando 100 dollari o 100 euro si ricevevano 3 o 4 mazzette di banconote da 10.000 rial, il cui trasporto o conteggio durante i pagamenti era piuttosto problematico.
È sempre presente invece il doppio valore dei prezzi, espresso generalmente in toma, ossia un decimo di rial. Questo può generare qualche confusione ma, una volta acquistata dimestichezza, l’abolizione di uno zero semplifica effettivamente le operazioni commerciali.