La Turchia nel mirino dell’Occidente
Il commento odierno del giornale al-Quds è centrato sulla Turchia. Quella che è ormai diventata la diciassettesima economia mondiale sarebbe l’obiettivo di una cospirazione dell’Occidente a causa del suo ruolo storico-politico in Medio Oriente. Dietro le manifestazioni di piazza che hanno infiammato le maggiori città turche quindi, ci sarebbe il tentativo di destabilizzare una grande potenza che, nonostante la crisi mondiale che affligge le maggiori nazioni occidentali (soprattutto europee), continua a mietere importanti risultati dal punto di vista economico. Invidia e irritazione quindi, anche per il suo atteggiamento ostile nei confronti della politica israeliana e per il suoi tentativi di rompere l’isolamento di Gaza e del governo di Hamas. Non si dimentichi inoltre la storia e il fatto che l’impero ottomano, arrivando fino alle porte di Vienna, ha sempre rappresentato la paura atavica dell’invasione musulmana e della distruzione della cultura occidentale. Di conseguenza non sarebbe permesso ad un Paese musulmano di raggiungere una posizione dominante nella regione, né tanto meno di riscuotere successi politico-economici, appannaggio soltanto delle potenze occidentali.
Certamente l’Occidente non vede di buon grado la nascita di un attore indipendente che scompigli e contrasti le sue politiche regionali e che assuma una posizione ostile e dura nei confronti di Israele. Tuttavia, viene da pensare che le motivazioni delle proteste siano più legate a questione interne che a cospirazioni straniere: giovani spaventati dal tentativo di imporre limiti alle proprie libertà individuali, un’opposizione laica che vede minacciati i pilastri dell’ideologia kemalista, difensori dei diritti civili preoccupati dal bavaglio imposto all’informazione, semplici cittadini che mal digeriscono l’arroganza del loro premier e, chiaramente, gruppi di antagonisti e di ribelli, la cui bandiera sventola sempre quando bisogna opporsi al potere costituito. Sembrano essere questi gli interpreti della protesta, persone che scenderebbero in piazza a manifestare anche contro Israele e contro la globalizzazione occidentale, persone comunque che difficilmente si farebbero interpreti di piani cospiratori orditi dall’Occidente.
Che poi alcuni Paesi occidentali irretiti dai successi di Erdogan e dalla sua politica estera si rallegrino delle sue difficoltà, questo è un altro discorso.