L’Arabia Saudita e la nuova legge antiterrorismo
L’editoriale del quotidiano al-Quds ci parla della situazione di crisi che sta attraversando l’Arabia Saudita. Non è una crisi economica, bensì una crisi più profonda, legata ad una struttura di governo arcaica e chiusa, che poco ha a che vedere con gli ultimi rivolgimenti che si sono abbattuti sul mondo arabo a partire dal 2011. Da sempre i sovrani sauditi si sono dimostrati ostili ad ogni tipo di cambiamento nelle nazioni arabe. Soprattutto hanno osteggiato le novità riguardanti la creazione di governi che esprimessero la volontà popolare. Da qui, la loro contrarietà nei confronti delle primavere arabe (basti pensare che in Arabia Saudita si è rifugiato Ben Ali), e il loro sostegno verso al-Sisi, il quale si ripropone come capo militare autoritario che ha dissipato le ambizioni politiche della Fratellanza. Nell’aprile del 2011 addirittura, nonostante disaccordi di vecchia data col regime di Damasco, avevano sorretto Asad economicamente in quanto esponente assolutista in grado di reprimere le volontà democratiche e popolari. Sostegno poi ritirato e, con l’assunzione della crisi siriana di una connotazione settaria in seguito all’intervento dell’Iran, trasformato in aperta ostilità.
Il regno saudita si trova ora a dover affrontare profondi mutamenti popolari e il diffondersi di uno spirito critico (anche religioso) che minaccia la sua autorità e il suo totale controllo sull’economia e sulla politica. Da qui, la concessione di privilegi e benefici ai suoi sudditi e il tentativo di comprarne il consenso: preoccupatevi di far soldi , ma non occupatevi di politica e di diritti !
La nuova legge antiterrorismo, che punisce col carcere fino a vent’anni chi partecipa a scontri armati e va a combattere all’estero, in realtà è una legge studiata per contrastare non solo gli appartenenti a movimenti salafiti o gli estremisti legati ad al-Qaeda, ma anche per reprimere eventuali movimenti di ribellione che provengano dall’Islam politico, anche se portati avanti in maniera pacifica.
Una politica repressiva di questo genere non paga, sarà dannosa per le generazioni future a cui sarà vietato ogni tipo di critica e, di conseguenza, ogni tipo di apertura e di sviluppo della coscienza politica. Questa criminalizzazione del dissenso è la strada sicura per spalancare le porte del terrorismo e della violenza di fronte ai giovani.
Nella foto: Re Abd Allah bin ‘Abd al-‘Aziz Al Saud, sovrano dell’Arabia Saudita.