Messa al bando dei Fratelli Musulmani e chiusura del loro giornale
Questo è il titolo dell’odierno commento redazionale del giornale al-Quds.
Non appena il potere giudiziario ha deciso che i Fratelli Musulmani rappresentano un’organizzazione fuori legge, la pubblica autorità si è affrettata immediatamente a far chiudere il loro giornale “La libertà e la giustizia”. In Egitto, quindi, la tendenza non è quella di rafforzare la democrazia, bensì quella di imporre censura e limitazioni alle libertà individuali.
Questa decisione toglie ogni ombra di dubbio sulla reale natura del nuovo governo egiziano, che, tra l’altro, con l’esclusione di una parte così importante della società egiziana dalla partecipazione politica, in un momento in cui diventa prioritario trovare un consenso univoco per assicurare stabilità e sviluppo ad una nazione in crisi, si dimostra sicuramente poco accorto.
Per quanto riguarda i Fratelli Musulmani, la loro messa al bando non rappresenta un grave problema: la clandestinità fa parte del loro DNA, in quanto già nel 1948 e poi dal 1954 al 2011 sono stati un partito fuori legge. In questo modo poi, mettono in evidenza le tendenze dispotiche dell’attuale governo.
Anche la chiusura del loro giornale, se appare un ostacolo superabile dalle possibilità offerte dalle nuove tecnologie molto più difficilmente soggette a censura, stigmatizza un grave pericolo che incombe sull’Egitto: una seria limitazione alla libertà di espressione.
Le conseguenze immediate di questo gesto potrebbero essere molteplici e negative: innanzitutto, la polarizzazione della società egiziana, con la creazione di due forze contrapposte; la sterilità, poi, di ogni discorso che abbia come fine lo sviluppo del concetto di democrazia; infine, il possibile ricorso alla violenza e alla clandestinità di un non trascurabile strato della società.
Includere un partito come i Fratelli Musulmani all’interno di un processo di riforma democratica non sarebbe stato solo un obbligo per l’attuale governo, bensì una necessità. Soprattutto in questo momento, in cui uno spirito di concordia nazionale avrebbe potuto dare slancio per far risorgere un’economia depressa.