Mistificazione fa rima con sedizione
Alcuni commenti raccolti oggi dai giornali arabi evidenziano l’incertezza che avvolge la futura conferenza di Ginevra per la Siria. Incertezza che rispecchia l’ormai inestricabile rompicapo in cui si è trasformata la crisi siriana, nella quale si riversano questioni geo-politiche, lotte settarie, legittime aspirazioni alla democrazia, e desideri di indipendenza di alcuni gruppi etnici, come ad esempio i curdi. Tutto questo s’intreccia con bassi istinti criminali di bande ed organizzazioni, oltre che con contraffazioni di messaggi religiosi deviati e devianti, il cui fine è semplicemente quello di trarre profitto dalla situazione.
Al riguardo è abbastanza esplicito l’editoriale di Jamil al-Ziabi, che stigmatizza il confronto settario in atto, confronto che ha raggiunto punti di violenza non solo verbale, ma si è concretizzato in confronti armati e atti terroristici in più di un Paese.
Sintetizzando, al-Ziabi dice:
“Circa sei mesi fa ho visitato un amico durante un’assemblea (non specificata) a Riad, in cui un’accesa discussione tra i molteplici partecipanti verteva attorno ad un fatto sanguinario che ha visto coinvolti due sauditi di fede contrapposta. Entrambi erano convinti di agire in difesa della propria dottrina: il primo, appartenente a un gruppo islamico sunnita che lotta contro Bashar al-Asad; il secondo, appartenente ad un gruppo islamico sciita che difende il regime.
Mi ha spaventato la visione di come sarà lo scenario dei giorni a venire e della nostra situazione, col ritorno dei giovani sauditi pieni di odio e di spirito eversivo dalle zone di guerra.
Ieri una notizia trasmessa e ritrasmessa su Twitter che riguardava l’uccisione di un saudita (sunnita) dello Stato islamico nell’Iraq e nel Levante ad opera di un saudita (sunnita) del Jabhat al-Nusra , mi ha fatto ricordare il primo avvenimento e così ho collegato le due notizie.
Non sta forse avanzando, anzi correndo velocemente verso di noi, nessuno escluso, la sedizione, dopo che molte teste sono state riempite di odio e arruolate per il rancore, l’ostilità e per esprimere un linguaggio sanguinario?
Il presidente del ‘Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio’, lo sceicco Abdllatif Al Sheikh, è un uomo audace che ha contestato con coraggio quelli che descrive come fanatici ed estremisti, che sfruttano il sentimento religioso per spingere i giovani sauditi verso la jihad e per raccogliere donazioni in nome del credo e della devozione. Adesso Al Sheikh sta affrontando una campagna denigratoria portata avanti da questi fanatici appunto, per aver svelato la loro mistificazione, i loro inganni nei confronti dei giovani sauditi, inganni adottati per spingerli verso gli Stati in cui si combatte. Tutto ciò, mentre i loro figli conducono una vita agiata, fanno vacanze in resort di lusso, guidano auto fastose e studiano all’estero.
Domanda: ritorneremo forse nella stessa situazione che abbiamo vissuto negli anni ottanta? ci scotteremo cioè con nuovi fuochi e incendi col ritorno di questi giovani dalle zone dei combattimenti, così come era successo al rientro dei loro predecessori dall’Afghanistan, dal Pakistan, dalla Cecenia e dal Sudan? Oppure il governo possiede un progetto sicuro e la conoscenza certa della loro identità, per avviare un lavoro di contenimento, rieducazione e reinserimento nella società, prima che commettano fatti di sangue e reiterino il terrore, l’odio e il ripudio?
Bisogna pensarci bene, affinché non si ripeta ciò che è successo negli anni ottanta e non si continui a fare dei giovani sauditi legna per accendere le crisi in nome della jihad. Gli istigatori, gli emettitori di fatwaa, i sovvenzionati girano per l’Europa e l’America come turisti, mentre i giovani sauditi combattono tra loro, versano il loro sangue, si definiscono l’un l’altro nemici di Dio e non si astengono dal classificare come apostata chi non concorda col loro pensiero e comportamento. Come fanno lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante e altri gruppi della stessa specie.
Il mio amico (il competente) del cui discorrere con lui mi fregio, il quale, ogni volta in cui gli sottopongo una questione, necessita di analisi e di conoscenza, mi ha risposto: cerchiamo chi è che ci guadagna! Vero… chi ci guadagna?”
L’articolo fa riferimento alla situazione saudita; sarebbe comunque interessante approfondire l’argomento e scoprire chi sono questi pseudo-religiosi che seminano la sovversione tra le fila della gioventù locale. Immagino siano muftì, che si fanno interpreti della religione in modo arbitrario, sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione.
Certo che di cattivi maestri ce ne sono sempre stati, anche in Italia; e dei danni che hanno fatto e che seguitano a fare si continua a pagare le conseguenze.