Notizie dalla Siria del 13/02/2014
Le notizie che arrivano dalla Siria, ma anche da Ginevra non sono incoraggianti.
Continuano i negoziati tra le delegazioni del regime e dell’opposizione, senza tra l’altro conseguire risultati concreti nemmeno dal punto di vista umanitario. Si allontana quindi la possibilità di giungere ad una soluzione politica del conflitto. Del resto il regime siriano forte dei suoi successi militari non e’ disposto a fare nessun tipo di concessione ad un opposizione che non gode di grande seguito in patria.
Si intensificano le dispute sterili su quale siano le priorità da discutere, senza alcun progresso o prospettive di cambiamenti importanti. Damasco e’ abbastanza protetta sia in abito regionale grazie alle milizie di Hezbollah e all’appoggio militare ed economico dell’ Iran, sia in ambito internazionale per merito del sostegno russo e dall’incertezza americana. Anche per questo non ha nessuna intenzione di chinare la testa.
Sembra quasi che ci si sia accontentati ci convocare una conferenza per la Siria e che questo abbia già rappresentato un successo. C’e’ molto disinteresse o paura da parte degli attori internazionali occidentali nel volere trovare una soluzione al conflitto. Disinteresse perché la situazione non e’ del tutto fuori controllo, nonostante il possibile contagio libanese e iracheno. E paura per il ruolo che potrebbero svolgere i gruppi estremisti. Forse e’ meglio che la situazione resti in mano ad Asad, e che si estenda l’influenza dell’Iran nonostante i borbottii dell’Arabia Saudita.
Al di fuori della retorica dei discorsi a favore della democrazia, si concretizza un’altra importante priorità: l’occidente si concentri sui combattenti europei presenti in Siria e cerchi di prevenire ogni possibile conseguenza del loro ritorno. Per le centinaia di morti ormai quotidiane che avvengono in Siria, non si può fare molto di più. Discorso cinico. Ma molto realista. Troppi interessi in gioco, troppe situazioni complicate, troppe incertezze, e soprattutto troppe esperienze fallimentari legate al passato.
Le notizie che riportano i quotidiani arabi riguardo la Siria sono veramente pessime. Difatti l’Osservatorio siriano per i diritti umani registra il più alto numero di vittime, da quando e’ iniziata la rivoluzione siriana (marzo 2011). In concomitanza con i colloqui di Ginevra, ossia dal 22 gennaio fino all’ 11 febbraio sono morte 4959 persone un terzo delle quali civili (una media di 236 al giorno). Cifre spaventose che hanno spinto molti a domandarsi sull’utilità di questi colloqui, che non sono stati in gradi di porre un freno alla carneficina.
Al- Hayat scrive che s’intensificano i bombardamenti aerei sulla zona di Yabroud, controllata attualmente dall’opposizione . Ma mentre il regime sostiene che siano operazioni di routine, molti sono convinti che sia l’inizio di una battaglia per conquistare l’ultimo centro importante, dopo la presa di al-Quseir, che ostacola i collegamenti tra la capitale e Homs. Inoltre la sua posizione strategica vicino al confine libanese e alla città sunnita di Arsal si rivela una spina nel fianco per Hezbollah, impegnato attivamente negli scontri. Da Arsal si ritiene provengano le ultime autobombe che hanno preso di mira i quartieri meridionali di Beirut roccaforte del Partiti di Dio.
Altri scontri violenti e bombardamenti dell’aviazione siriana, vengono riportati nella provincia di Hama (nella zona di Lahaia) e di Homs (villaggio di al-Zara).
A deir al-Zor invece i combattimenti vedono coinvolti l’Esercito Siriano Libero, Jabhat al-Nusra e Harar al-Sham da una parte e lo Stato islamico nell’Iraq e nel Levante dall’altra. Il loro epicentro è la municipalità di al-Tabni. Questa sembra essere l’ultimo presidio in mano allo Stato Islamico in questa provincia. Riporta infatti il quotidiano al-Quds gli importanti successi conseguiti dall’ ESl in collaborazione con Jabhat al- Nusra e il Fronte Islamico nel contrastarne il predominio territoriale. Anzi l’aver interrotto i suoi collegamenti con l’Iraq da dove provenivano la maggior parte dei rifornimenti ha indebolito molto questa formazione estremista (che e’ stata disconosciuta anche da Aman al-Zawahiri leader di al-Qaeda) e l’ha costretta a ripiegare e a concentrarsi nella provincia di al-Raqqa di cui detiene il controllo totale.
Immagine tratta dal sito della BBC