Nuove violenze in Egitto.. mentre i Fratelli Musulmani si sforzano di sopravvivere
Nel giro di due ore tre esplosioni hanno scosso la zona universitaria del Cairo, provocando la morte di un ufficiale di polizia e il ferimento di altri cinque. Una quarta carica esplosiva sarebbe stata invece disinnescata.
E’ ancora incerta la rivendicazione dell’attentato, anche se i più probabili esecutori apparterrebbero al gruppo terroristico “Ansar Bait al-Maqdis” che opera principalmente nel Sinai e che si è già reso responsabile di una serie di sanguinosi attacchi, soprattutto contro le forze di sicurezza.
Sempre legata alla situazione egiziana, però in Gran Bretagna, un’altra notizia: il premier Cameron ha chiesto di svolgere degli accertamenti nei confronti dei Fratelli Musulmani. Alcuni di loro infatti, in quanto membri di questa organizzazione già classificata come terroristica sia in Egitto che in Arabia Saudita, hanno deciso di trovare asilo sul suolo inglese, approfittando e della generosità delle leggi britanniche nei confronti dei rifugiati politici, e della libertà di espressione lì in vigore che facilita l’attività politica.
Il quotidiano arabo al-Arab, edito a Londra, dà notizia del crescente interesse dei servizi segreti britannici verso alcuni appartenenti alla Fratellanza che, tra l’altro, è accusata dell’attacco contro un pullman di turisti avvenuto in Egitto lo scorso febbraio, provocando la morte di tre persone. Londra, già profondamente ferita dagli attentati del 2005, vuole essere sicura dell’attività svolta dai Fratelli Musulmani, per evitare di dare ospitalità a persone legate ad attività terroristiche e all’Islam radicale. Sicuramente non ha giovato a tranquillizzare gli animi la scoperta di un piccolo appartamento situato nella zona nord della città, sovrastante un ristorante turco, dove si svolgevano riunioni in cui alcuni membri della Fratellanza programmavano la loro attività politica e le manifestazioni che si sarebbero svolte in Egitto.
Sempre il quotidiano al-Arab accenna in altri due articoli alla situazione di crisi che stanno vivendo i Fratelli Musulmani, i quali, fuori legge in patria e nei Paesi del Golfo e che rischiano di non venire accettati in molte nazioni europee, si trovano ad affrontare uno dei momenti più critici della loro storia. In quest’ottica va interpretato il viaggio intrapreso dall’emiro del Qatar verso il Sudan: egli tenterà infatti di alleviare le pressioni subite dal suo piccolo stato da parte degli altri Paesi del Golfo per aver dato ospitalità ai Fratelli Musulmani, cercando di garantire ai membri della Fratellanza un approdo sicuro nel Sudan appunto. Ciò, pur rischiando di far nascere tensioni tra Karthoum e l’Arabia Saudita, suo primo partner commerciale.
L’altra questione riguarda invece l’atteggiamento di molti aderenti ai Fratelli Musulmani che, pur tenaci nel manifestare il loro sostegno al presidente Morsi, regolarmente eletto e poi deposto in seguito alla grande manifestazione popolare del 30 giugno, potrebbero cambiare strategia: cercare di mimetizzare la loro ideologia attraverso la defezione dalla loro organizzazione, per dare vita a nuove formazioni politiche che riescano ad adattarsi meglio al diverso clima del Paese, affidandosi così una nuova facciata e un nuovo nome pur mantenendosi fedeli al loro programma originario. A sostegno di questa teoria due fatti: l’avvicinarsi delle elezioni parlamentari e l’abbandono, almeno nominale, di alcuni membri della Fratellanza dalla loro organizzazione madre. Molti pensano quindi che l’organizzazione sia prossima alla disgregazione, mentre in realtà starebbe promuovendo il tentativo di formare un nuovo attore politico che possa avere più ampi margini di manovra. Una simile strategia permetterebbe anche di evitare di essere costantemente perseguitati dalla forze, nonché di allontanarsi dalla rabbia popolare in questi ultimi tempi in continua crescita.
Alcuni osservatori al contrario ritengono che le suddette defezioni non rappresentano un lavoro di dissimulazione; sta quindi allo stato cercare di integrare questi “nuovi” soggetti politici riabilitandoli, per dar loro la possibilità di uscire dall’attività politica svolta segretamente e di abbracciare un lavoro politico pacifico, che si svolga alla luce del sole, nel rispetto delle istituzioni.