Partire da Damasco
E ‘ apparso oggi sul quotidiano Hayat un reportage con la firma di Salam Assaadi che racconta le traversie dei siriani che vogliono lasciare il Paese dall’aeroporto di Damasco.
L’aeroporto internazionale di Damasco si trova a circa 20 km in direzione sud ed e’ collegato alla capitale attraverso una strada a scorrimento veloce. Da circa un anno i combattimenti intorno a questa arteria vitale infuriano a tal punto che si e’ arrivati in alcuni casi alla sua chiusura temporanea, chiusura che può variare da alcune ore ad alcuni giorni. I siriani che se lo possono permettere quindi, preferiscono affrontare il più sicuro viaggio verso Beirut ed imbarcarsi presso il locale aeroporto, scelta non consentita alla classe media a causa dei costi proibitivi.
Un discorso a parte riguarda i palestinesi siriani che, per esempio, si recano in Egitto. Il governo del Cairo infatti non permette il loro ingresso nel Paese a meno che non vengano direttamente dalla Siria. Un’alternativa sarebbe volare attraverso l’aeroporto internazionale di Lattakia, ma anche qui si tratterebbe di affrontare numerosi chilometri di strade pericolose.
I rischi non riguardano solo i viaggiatori, ma anche gli stessi impiegati dell’aeroporto che devono percorrere ogni giorno questa “strada della morte”. Per limitare i loro spostamenti da e per l’aeroporto, sono stati modificati i turni di lavoro: dalle consuete 8 ore alle 24, con pernottamento all’interno dell’aerostazione. Pernottamento obbligato, in alcuni casi, anche per gli stessi viaggiatori.
C’è da aggiungere inoltre, che i voli da e per Damasco ormai vengono effettuati dalla sola compagnia di bandiera siriana, in quanto tutte le compagnie straniere hanno interrotto i loro collegamenti. Nell’ultimo anno i costi dei biglietti sono triplicati e si e’ arrivati a pagare fino a 46 mila lire siriane un biglietto per l’Egitto, che costava originariamente 15 mila. Tale aumento riguarda anche il costo del trasferimento dalla città all’aeroporto, che dalle originali 500-1000 lire siriane e’ passato alle attuali 3000-5000.
Dopo più di due anni di sofferenza, la morte perseguita anche chi, a costo di sacrifici, decide di lasciare la propria patria per cercare di riconquistarsi una nuova vita.