Piu’ di mille morti negli scontri tra Stato islamico e gruppi dell’opposizione
Questo articolo è apparso sul quotidiano al-Hayat oggi, 17/01/2014. Qui la versione originale.
Secondo le notizie che ha fatto pervenire ieri, giovedì, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani sono morte più di mille persone negli scontri in corso da due settimane a questa parte in Siria tra membri dello “Stato islamico nell’Iraq e nel Levante” e altre formazioni dell’opposizione armata.
L’Osservatorio in un messaggio di posta elettronica ha comunicato:
Dall’alba del giorno di venerdì 3 del mese corrente fino al mezzogiorno dell’altro ieri è salito a 1069 il numero dei morti negli scontri che avvengono nei governatorati di Aleppo, Idlib, al-Raqqa, Hama, Deir al-Zor e Homs, tra combattenti dello Stato islamico nell’Iraq e nel Levante da una parte e combattenti di altri reparti dalla parte opposta.
Ha poi evidenziato che 608 combattenti dell’opposizione sono morti durante scontri o vittime dell’esplosione di autobomba, segnalando che 113 di questi li ha giustiziati lo Stato islamico in diversi luoghi. Durante questi scontri d’altro canto sono stati uccisi 312 tra combattenti dello Stato islamico e suoi sostenitori, mentre 56 persone come minimo sono state giustiziate dopo la loro cattura da parte di di reparti armati nelle campagne di Idlib (nord-est della Siria).
La battaglia ha causato la morte di 130 civili e almeno 21 di loro sono stati giustiziati ad Aleppo (nord) per mano dello Stato islamico, mentre gli altri sono deceduti a causa di colpi d’arma da fuoco esplosi durante gli scontri tra le fazioni o a causa delle autobomba.
La battaglia tra le due formazioni, in passato alleate nel combattere il regime siriano, è divampata il 3 gennaio. Gli appartenenti allo Stato islamico sono accusati di rapimenti, uccisioni e incarceramenti ingiustificati di combattenti, attivisti e giornalisti; oltre che di intransigenza nell’applicare la sharia islamica.
Lo Stato islamico ha fatto ricorso a numerose operazione suicide, soprattutto usando autobomba che hanno causato la morte di decine di persone, per controbattere questi gruppi che lo fronteggiano in numerose zone, i più importanti dei quali sono “Il Fronte islamico“, “Il Fronte dei rivoluzionari della Siria“, “L’Esercito dei mujahidin“.
Gli appartenenti ai reparti dello Stato islamico sono stati cacciati da ampie zone di Aleppo, senonché hanno preso il controllo, da soli, della città di al-Raqqa (nord), sede dell’unica prefettura completamente fuori dal controllo del regime.
Le esecuzioni collettive
Navi Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, questo giovedì ha ammonito i gruppi armati dell’opposizione, dicendo loro che le esecuzioni collettive che hanno perpetrato nel nord del Paese potrebbero essere considerate crimini di guerra.
Pillay ha detto nel suo rapporto:
Nelle due scorse settimane abbiamo ricevuto dichiarazioni riguardanti esecuzioni collettive che si sono succedute contro civili e combattenti che non stavano partecipando alle attività belliche. Esse sono avvenute ad Aleppo, Idlib e al-Raqqa per mano di gruppi armati radicali operanti in Siria e specificatamente per mano dello Stato islamico nell’Iraq e nel Levante.
Ricorda che potrebbero essere considerati crimini di guerra, che i suoi esecutori potrebbero essere soggetti ad azione giudiziaria e aggiunge:
Nonostante le difficoltà di accertarne il numero con precisione, le attestazioni che abbiamo raccolto da testimoni oculari degni di fiducia, indicano che sono state eseguite, fin dall’inizio di quest’anno, esecuzioni capitali di molti civili e combattenti che si trovavano sotto la custodia di gruppi armati estremisti dell’opposizione.
Secondo l’Alto Commissario, le dichiarazioni indicano che nella prima settimana di gennaio sono state giustiziate ad opera di gruppi armati dell’opposizione numerose persone ad Idlib. Afferma inoltre che il sei di gennaio ad Aleppo sono stati trovati tre morti, con le mani legate e con ferite di arma da fuoco alla testa, aggiungendo che lo Stato islamico li aveva imprigionati nella sua base, il corpo di guardia del quartiere Salheen ad Aleppo appunto.
Continua il rapporto:
Sempre ad Aleppo, l’otto gennaio, sono stati trovati numerosi cadaveri con le mani legate e gli occhi bendati, questa volta nell’ospedale dei bambini, che veniva usato come base dai membri dello Stato islamico fino a quando questi non sono stati costretti a ritirarsi in seguito all’attacco sferrato da altri gruppi dell’opposizione. E, specificano testimoni oculari con cui la delegazione delle Nazioni Unite per i diritti umani ha effettuato interviste, fra le vittime ci sarebbero almeno quattro attivisti dei mezzi d’informazione locale, oltre a persone che non partecipavano agli scontri e che appartenevano a diversi gruppi armati dell’opposizione.