Rassegna stampa 06/03/2013
Ecco alcuni titoli dei principali giornali arabi internazionali del giorno 6 marzo 2013.
Al Hayat
Arabia Saudita e Qatar: le sfide che affrontano questi due Paesi impongono di approfondire le consultazioni reciproche e lo scambio di opinioni.
Kerry è favorevole ad armare l’opposizione siriana moderata e Hamad bin Jasim, il ministro degli esteri del Qatar, definisce Assad un terrorista.
Tunisi: Al Arid cerca di rimuovere gli ultimi ostacoli per la formazione del suo governo.
I rapporti americani e russi tra necessità di collaborazione e contrasti. In questo suo secondo mandato, Obama è più guardingo nei confronti di Putin.
Il Libano accresce le preoccupazioni degli Stati del “Golfo” rispetto il suo impegno a mantenersi neutrale nel conflitto siriano.
Egitto: malcontento delle forze di sicurezza nei luoghi degli scontri.
La Corea del Nord minaccia di cancellare la tregua con la Corea del Sud.
————————————
Al-Quds al-Arabi apre con le notizie dei disordini in Egitto e con alcune anticipazioni sul nuovo governo tunisino.
A seguire la situazione siriana, con i bombardamenti governativi su Raqa comprendenti il lancio di 60 missili, e la notizia di tre esplosioni ad Hassake che hanno preso di mira la locale sede del partito governativo.
Poi due titoli interessanti: il primo riguarda la decisione dellUNRWA ( l’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi) di cancellare la terza edizione della maratona di Gaza, per il rifiuto di Hamas alla partecipazione di atlete femminili; il secondo parla della denuncia del presidente della Mauritania contro un deputato francese, che l’ha accusato di traffico di stupefacenti.
————————————-
Asharq al-Awsat al contrario riporta la notizia dell’inchiesta del parlamento iracheno avviata in seguito all’uccisione di 48 soldati siriani e di 19 iracheni.
Chiaramente si parla della collaborazione tra Arabia Saudita e Qatar, ma anche della sconfitta dei Fratelli Musulmani nelle elezioni studentesche svoltesi nelle università egiziane.
Infine l’accenno, sempre in prima pagina, alla Cina, le cui spese per la sicurezza interna superano le spese per la difesa generale, a causa delle preoccupazioni di Pechino per eventuali disordini interni.