Rassegna stampa del 08/06/2013
Queste le notizie che appaiono nella prima pagina del quotidiano Assharq al-awsat oggi:
Il presidente russo Putin ha ventilato l’ipotesi di sostituire le forze di pace dell’ONU presenti lungo i confini del Golan con forze di pace russe, sempre che sia le Nazioni Unite sia le altre potenze delle regioni interessate siano d’accordo. Intanto la presenza massiccia delle milizie di Hezbollah a Zabadani, cittadina situata ai confini occidentali di Damasco, lascia presagire l’apertura di un nuovo fronte di guerra, dopo la caduta di al-Quseyr.
Aung San Suu Kyi, leader dell’opposizione birmana, porta avanti il dialogo col governo mettendo in evidenza la necessità di continuare con le riforme intraprese. I problemi economici legati alle sanzioni straniere, destinate comunque ad essere cancellate con la ripresa del dialogo democratico, non rappresentano l’unico problema di questa nazione che conta 60 milioni di persone. La questione delle minoranze, infatti, tra cui quella musulmana, è salita alla ribalta in seguito ai numerosi attacchi subiti da parte di estremisti buddisti, che hanno provocato centinaia di morti nel nord-ovest del Paese.
Si è svolto ieri l’ultimo dibattito politico che ha coinvolto gli otto candidati alla presidenza dell’Iran. La discussione ha toccato soprattutto temi politico-economici, come l’effetto delle sanzioni occidentali sull’economia iraniana. Ali Akbar Velayati, ex ministro degli esteri e uno dei candidati alla presidenza, ha rivolto un duro attacco al presidente uscente Ahmedinejad, accusandolo di aver fallito nel dialogo con l’Occidente e di non essere stato in grado di arrivare ad una mediazione sulla questione nucleare.
Il premier turco Erdogan è rientrato ieri in Turchia dopo un viaggio di tre giorni in Marocco, accolto da migliaia di sostenitori. Continua invece la lotta degli oppositori, che chiedono le sue dimissioni, contro il progetto edilizio che coinvolge il parco di piazza Taksim. Lotta e proteste si son diffuse anche nelle più importanti città turche. Erdogan ha ribadito la sua legittimità politica conferita dal responso elettorale, ha difeso l’operato della polizia accusata di eccessiva violenza nel reprimere i disordini, ha esortato i manifestanti ad interrompere la loro protesta distruttiva e illegale.
Obama ha difeso il programma di controllo sulle conversazioni telefoniche condotto dai servizi segreti americani, sostenendo che è stato approvato dal congresso e rassicurando i suoi concittadini che nessuna delle loro conversazioni è stata ascoltata. Obama ha evidenziato la necessità di giungere ad un equilibrio tra la sicurezza nazionale e le esigenze della vita privata fino a quando gli Stati Uniti sono minacciati dal terrorismo.