Rassegna stampa del 12/06/2013
Queste le notizie principali riportate dal sito del canale satellitare al-Arabiya :
Ritiro dei soldati austriaci dal Golan. Questi militari fanno parte di un contingente delle Nazioni Unite che garantisce una zona cuscinetto tra le frontiere siriane e israeliane. Il loro numero è di circa 380 unità e il loro ritiro dovrebbe essere completato nel giro di 2-4 settimane. Mentre le Nazioni Unite stanno studiando l’invio di un contingente alternativo, aumenta la preoccupazione di Tel Aviv per le possibili violazioni della linea di confine. Infatti, nella vicina Quneitra si sono già registrati scontri tra ribelli ed esercito governativo siriano, con colpi sparati anche verso il territorio israeliano.
Sanzioni americane contro quattro cittadini libanesi. Essi sono accusati di essere referenti di Hezbollah in alcune nazioni dell’ Africa occidentale. Gli Stati Uniti infatti, sostengono che il movimento sciita libanese si occupi da anni di attività illecite, come il traffico di stupefacenti, per finanziare le proprie operazioni militari. Grazie ad una legislazione abbastanza inefficace, queste attività si sono concentrate in Paesi come la Sierra Leone, il Senegal, la Costa d’Avorio e il Gambia. Le sanzioni prevedono l’interruzione di qualsiasi legame col sistema economico americano e il divieto per tutti i cittadini statunitensi di intrattenere rapporti di ogni tipo con gli accusati.
La Francia studia con l’Arabia Saudita azioni da intraprendere per evitare la caduta di Aleppo. Lo sconcerto in seguito alla caduta di al-Quseyr, nodo cruciale per il controllo militare del territorio siriano, ha spinto i francesi ad elaborare un piano, in accordo con i sauditi, per scongiurare la replica in altre zone strategiche come Aleppo, per il momento parzialmente in mano ai ribelli. In ambito francese appaiono certi due fatti: l’impossibilità di arrivare ad un intervento armato da parte dell’Occidente per l’opposizione della Russia; la quasi totale inutilità, ormai, di convocare un’eventuale conferenza di Ginevra.
Proteste di alcune iraniane per il ruolo marginale della donna nelle prossime elezioni. Tra i candidati alla presidenza infatti, non vi è nessuna presenza femminile a causa di un esplicito divieto, ribadito ultimamente dal Consiglio dei Guardiani della Costituzione, che proibisce ad una donna di ricoprire l’incarico di presidente della repubblica. Si capisce quindi la frustrazione delle elettrici che, nonostante rappresentino il cinquanta per cento della popolazione, vedono limitati i propri diritti civili. Nell’ultima campagna elettorale sono così apparsi alcuni cartelli di protesta nei confronti di queste discriminazioni. Sembra poca cosa, ma, in un Paese in cui indossare il velo in maniera parziale può portare a sanzioni punitive, rappresenta un vero gesto di sfida. Contemporaneamente molte attiviste per i diritti della donna stanno avanzando richieste ben precise ai candidati: il diritto al divorzio, al lavoro e al viaggiare. Al momento le donne possono usufruirne infatti solo dopo l’approvazione dei membri maschi della famiglia.
Nel Kuwait manifestazioni di protesta contro Hezbollah e Iran per il ruolo svolto nella repressione del popolo siriano. La maggioranza sunnita del Kuwait supporta apertamente l’opposizione armata siriana, costituita anch’essa da sunniti. Si registra così sia una manifestazione davanti all’ambasciata libanese durante la quale è stata bruciata l’immagine di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, sia il boicottaggio delle merci provenienti dall’Iran. Nonostante l’esiguità degli scambi commerciali tra Iran e Kuwait e il conseguente scarso peso economico, tale protesta riveste un alto valore simbolico.