Rassegna stampa del 21/07/2018
Dal quotidiano al-Hayat:
Iraq. A Baghdad e in altre città dell’Iraq centro meridionale manifestazioni contro il peggioramento dei servizi… ma in formato ridotto.
Le proteste avrebbero dovuto mobilitare un milione di persone («مليونية الجمعة») ma la mediazione del governo con le tribù e gli uomini religiosi, la mancanza di una guida unitaria tra i contestatori e la fornitura di greggio dal Kuwait per garantire la produzione di elettricità hanno ridotto di molto la portata della mobilitazione.
Solo 300 manifestanti nella capitale irachena, i quali vengono dispersi dagli idranti nel momento in cui tentano di entrare nella “zona verde”… e ad al-Dīwāniyya si registra un morto colpito dal fuoco delle milizie filo iraniane “Badr”.
Siria. La Russia si muove in due direzioni per sostenere al-Asad: da una parte favorisce il controllo del regime nella zona di Quneitra e del Golan e dall’altro spinge per ottenere sostegno internazionale alla sua proposta di far rientrare i profughi. Allo stesso tempo si smarca dal ruolo di regista nei confronti dell’Iran dicendo che tocca a Damasco decidere sulla presenza delle forze di Teheran sul suo territorio.
Yemen. Il Supremo Consiglio Politico degli Houthi chiede ai russi d’intervenire per mettere fine alla battaglia di Hodeyda. Ma l’incaricato diplomatico di Mosca per lo Yemen dice di appoggiare il governo legittimo, il cui esercito nel frattempo è impegnato in operazioni militari nella regione di Saada, roccaforte degli Houthi.
Abdel Aziz Jabari consigliere di Hadi ribadisce che è necessario sconfiggere i ribelli militarmente e che il dialogo, come già si è rivelato in precedenza, è solo una perdita di tempo.
Libia. Al-Serraj rifiuta il piano europeo di creare centri per i rifugiati sul territorio libico e afferma che il suo governo non stringerà nessun tipo di accordo, anche se questi implicassero dei compensi in denaro, e che le pressioni devono essere esercitate sui paesi dai quali partono i migranti.
Intanto affiorano i contrasti tra Italia e Francia i due paesi che più esercitano un’influenza sulla Libia… e il Consiglio di Sicurezza sostiene che le rendite petrolifere sono appannaggio del governo di “unità nazionale”.
Dal quotidiano al-Quds al-Arabi:
Gaza. Durante un altro venerdì di sangue intitolato “non passerà la cospirazione contro i diritti dei profughi palestinesi”, i bombardamenti israeliani contro Hamas nella striscia di Gaza provocano la morte di 4 persone (“martiri”), tra cui tre appartenenti alle Brigate al-Qssam,e il ferimento di altre 210.
L’attacco israeliano è avvenuto in risposta all’uccisione di un soldato lungo i confini tra la striscia e Israele per i colpi di un cecchino palestinese.
Siria. All’ONU protesta ufficiale di 40 nazioni contro la “legge numero 10” promulgata il 2 aprile dal regime siriano che legittima il sequestro dei beni dei profughi e degli esuli siriani che non sono in grado di dimostrarne il possesso in breve tempo. Un simile passo costituisce un ostacolo al loro ritorno.
Contestualmente il ministero della difesa russo chiede a Washington la collaborazione per organizzare attraverso due missioni, una ad Amman e l’altra in Libano, il rientro di un milione e 700 mila persone che erano scappati con lo scoppio della rivoluzione.
Per quanto riguarda il sud della Siria, non si sa ancora il numero preciso di combattenti dell’opposizione che verranno trasferiti verso nord, ma appare certo che dopo il controllo su Quneitra la sfida più grande per il regime è rappresentata dalla riconquista della sacca di territorio ancora in mano allo Stato Islamico che si trova nella zona a sud-ovest di Daraa.
Dal quotidiano al-Sharq al-Awsat:
Arabia Saudita. Nuovo collegamento elettronico a favore dei pellegrini del Qatar, mentre il governo di Doha frappone sempre molti ostacoli ai suoi concittadini che vogliono compiere i loro doveri religiosi e tenta di politicizzare il pellegrinaggio (il Hajj e l’Umra) della Mecca.
Immagine: si tenta di aprire una nuova fase di normalizzazione per la Siria con il rientro dei profughi, tuttavia solleva molte perplessità l’atteggiamento dispotico di Damasco che appare immutato col suo rifiuto di mostrare aperture e fare concessioni.