Rassegna stampa del 30/04/2013
I maggiori quotidiani arabi riportano la notizia dell’attentato che ha preso di mira il primo ministro siriano al-Halqi e la sua scorta. L’esplosione è avvenuta nel quartiere di Mezzeh, in centro a Damasco ed ha causato la morte di almeno 12 persone, mentre lo stesso al-Halqi si è salvato.
Sempre in Siria, un’aereo civile russo che stava sorvolando i cieli siriani con a bordo 200 passeggeri è stato preso di mira da due missili terra-aria, senza essere colpito.
La situazione siriana si riflette anche sul Libano. La Gran Bretagna invita infatti le varie fazioni libanesi a mantenere le distanze dal conflitto siriano e ad astenersi dall’inviare miliziani a sostegno delle parti in conflitto. Inoltre, Israele denuncia il trasferimento di armi chimiche siriane nelle mani di Hezbollah.
Tensioni anche tra Iran e Turchia. Quest’ultima non conferma né smentisce il tentativo, da parte dell’Iran, di offrire armi, anche pesanti, al PKK curdo, col chiaro intento di far fallire lo sforzo pacifico di risolvere il conflitto. Tale processo di pace dovrebbe concretizzarsi col ritiro dei guerriglieri curdi dal territorio turco, con le modifiche della legge anti-terrorismo e con alcune concessioni politiche nei confronti della minoranza curda.
Le violenze settarie nella Prefettura irachena di Anbar preoccupano gli Stati Uniti, che vedono nelle proteste sunnite nei confronti del premier iracheno al-Malki la possibilità dell’acuirsi di scontri confessionali e, come conseguenza, un inasprirsi delle violenze che comprometterebbero la stabilità del Paese.
In Iran invece, con l’avvicinarsi delle elezioni di giugno, aumentano le dichiarazioni politiche. Rafsanjani annuncia che potrebbe candidarsi e allo stesso tempo critica il presidente uscente Ahmadinejad.
Accuse del Marocco nei confronti dell’Algeria e del fronte Polisario di fomentare disordini all’interno delle regioni meridionali. Nel sud del Sahara infatti, ci sarebbe una vera e propria cospirazione, che prevede l’educazione di minorenni a compiere azioni violente con l’intento di provocare le forze di sicurezza magrebine. In tal modo un’eventuale reazione di quest’ultime potrebbe essere denunciata come crimini contro ragazzi indifesi e, di conseguenza, contro l’umanità.