Scappare dalla Siria
“Noi siamo civilizzati e non abbiamo la stessa mentalità dello Stato islamico nell’Iraq e nel Levante. Io sono qui per proteggere la gente dai soprusi e per aiutarli in tutte le maniere possibili”. Queste parole le pronuncia Ibrahim, un appartenente al Jabhat al-Nusra, formazione armata che rappresenta “ufficialmente” al-Qaeda e che nell’ultimo mese è impegnata, insieme ad altri gruppi di combattenti, in un sanguinoso scontro con lo Stato islamico. Proprio questa nuova ondata di violenza, che ha mietuto oltre 130 vittime tra i civili, ha spinto molti abitanti dei villaggi del nord della Siria ad attraversare i confini con la Turchia. E Ibrahim si occupa di questo: in cambio di 15 dollari a persona, garantisce l’attraversamento del confine; per gli indigenti il prezzo è addirittura inferiore.
Le storie che narra questa povera gente in fuga sono raccapriccianti. Abu Omar attraversa a piedi il confine, fuggendo dalla violenza degli scontri che vede protagonisti i combattenti “stranieri” dello Stato islamico (iracheni, tunisini, egiziani) decisi ad estendere il proprio controllo e ad aumentare la propria influenza. Viene dalla zona di Jarabulus e racconta di come lì abbiano imposto il divieto di fumare, imposto alle donne di coprirsi completamente il viso e reso le preghiere obbligatorie. Suo figlio parla di due uomini che sono stati giustiziati pubblicamente per essere stati accusati di furto.
Le parole più sconfortanti forse arrivano tuttavia da Abdul Rahman: non parla di sangue, né di violenza; dice solo che una settimana prima è andato a Istanbul per cercare lavoro, ma è tornato per prendere la sua famiglia. “Possiedo un laurea in diritto, avete mai visto prima un avvocato vestito in questa maniera?” dice, indicando i suoi indumenti impolverati e la sua folta barba. “In Siria, conosco un dottore che vende combustibile lungo la strada, e conosco un avvocato che vende verdura. La gente ha perso la sua dignità. Dovunque andiamo diventiamo tutti mendicanti”
Notizie tratte da un articolo pubblicato dal quotidiano al-Hayat il 18/01/2014. Qui la versione originale