Terminal
A molti di noi sarà capitato di soffermarsi qualche ora nel terminal di un aeroporto dopo aver espletato le formalità di partenza o di passaggio verso la nostra destinazione finale. Saranno stati momenti piacevoli: una folla variegata di viaggiatori da osservare, un giro veloce per i negozi o i duty free, la lettura curiosa del tabellone degli arrivi e delle partenze. Un’esperienza positiva, perché limitata nel tempo. Ma passarci mezza giornata o più, seduti su scomode poltroncine in metallo, può rivelarsi al contrario un incubo.
Questo luogo e’ diventato abbastanza famoso ultimamente: Edward Snowden, l’analista dei servizi segreti americani, vive nel terminal dell’aeroporto di Mosca Sheremetyevo da quasi un mese. Ma non e’ l’unico.
E’ apparsa ieri sul quotidiano al-Quds la notizia di un giovane palestinese costretto a vivere nell’area transiti dell’aeroporto di Kuala Lumpur in Malesia. Ad Ahamad Kan’an non e’ consentito entrare nel Paese, a causa delle violazioni sulle leggi che regolano il permesso di soggiorno; così come e’ impossibilitato a ritornare in Siria, in quanto la sua famiglia si e’ dispersa tra Austria e Bulgaria nel tentativo di scappare dall’inferno della guerra. Egli vive di un pasto al giorno, offertogli dalle autorità aeroportuali, e gode di una certa fama tra gli impiegati dell’aeroporto e i viaggiatori di passaggio, che non lesinano le offerte, anche in denaro. Il giovane però le rifiuta e insiste nel dichiarare che il suo unico desiderio e’ di uscire dall’aeroporto, sperando in un intervento dell’alto commissariato ONU per i rifugiati.
Analoghe situazioni incresciose le incontrano gli abitanti di Gaza, il cui unico sbocco con l’esterno, in seguito all’assedio israeliano, e’ rappresentato dal valico di Rafah attualmente chiuso. I palestinesi della striscia che vogliono tornare a casa devono quindi volare per forza al Cairo, ma attualmente sia la compagnia di bandiera egiziana sia altre compagnie non consentono a questi viaggiatori di imbarcarsi, costringendoli a bivaccare all’interno degli aeroporti. Alcuni passeggeri si trovano in difficoltà economiche e desiderano solamente tornare a casa, ritorno che e’ loro precluso dalle tensioni createsi dopo la caduta di Morsi. I militari egiziani temono probabilmente una intromissione di Hamas (i Fratelli Musulmani palestinesi) nelle loro questioni interne e ultimamente sono coinvolti in scontri armati nella penisola del Sinai, dai quali non sono estranei elementi palestinesi legati ad organizzazioni armate e criminali che vivono di contrabbando.
Terminal quindi. Luogo senza identità, luogo di passaggio, ma dimora squallida per chi ha perso il diritto di viaggiare o di tornare a casa.