Turchia-Iran, un avvicinamento imprevisto
Lo scrittore curdo Zaiur al-Omar, in un suo articolo apparso sul quotidiano al-Hayat il 25 dicembre, descrive la recente distensione dei rapporti tra Iran e Turchia.
Fin dallo scoppio della rivoluzione siriana, i due Paesi si sono mantenuti su posizioni contrapposte: mentre l’Iran si è prodigato economicamente e materialmente a sostenere il regime di Damasco, la Turchia ha sempre appoggiato l’opposizione siriana, lavorando dietro le quinte per far cadere Asad.
L’accordo sul nucleare iraniano ha consentito a Teheran di acquisire peso sulla scena internazionale, diventando potenza politica di riferimento per risolvere questioni delicate come, appunto, il conflitto siriano. Un riconoscimento dell’Occidente quindi, del suo ruolo geo-politico.
Di pari passo si è notato un indebolimento del ruolo internazionale della Turchia, da sempre punto di riferimento per i Fratelli Musulmani del mondo arabo: il progetto islamico di Erdogan ha subìto un improvviso arresto con il “colpo di stato popolar-militare” che ha deposto il presidente egiziano Morsi; così come la perdita d’importanza della fratellanza in Tunisia e in Siria ha ridimensionato il peso politico dell’influenza turca. Il premier turco ha quindi preferito concentrarsi sulle questioni politiche ed economiche interne, in vista anche della maratona elettorale che, tra elezioni amministrative e politiche, lo impegnerà per più di un anno.
Questo minor impegno in politica estera non impedisce tuttavia alla Turchia di osservare con crescente preoccupazione il nascere e lo svilupparsi di un progetto curdo in territorio siriano, manifestatosi ultimamente grazie ai successi militari del Partito dell’Unione Democratica Curda, il quale si prefigge un disegno di autodeterminazione regionale.
Oltre a ciò, il peso sempre più significativo rivestito da alcune organizzazioni islamiche estremiste affiliate ad al-Qaeda, contribuiscono ad accrescere i fattori di instabilità all’interno e all’esterno della Siria, toccando quindi gli interessi dei Paesi confinanti, tra cui, appunto, la stessa Turchia.
Questa deriva della rivoluzione siriana preoccupa molto Ankara, che ora vede nell’Iran un possibile alleato per giungere ad una soluzione politica. Lo scopo fondamentale per la capitale turca infatti, ora non è più la caduta di Asad, ma il fatto di giungere ad un compromesso che assicuri un minimo di calma e di stabilità ai suoi stessi confini. E che questo avvenga pure anche attraverso il perdurare del regime siriano, l’unico, a questo punto, in grado di mantenere l’unità territoriale e di contrastare le forze centrifughe che ne minacciano il dissolvimento, con conseguenze geo-politiche disastrose. Ecco dunque il riavvicinamento non previsto con Teheran, che sembra essere un giocatore determinante nel dissipare le preoccupazioni turche.