Un paio di notizie
Poche righe per ricordare la notizia apparsa giovedì 18/07/2013 sulla prima pagina del giornale al-Hayat. In Iran la nuova presidenza di Rouhani, che s’insedierà all’inizio di agosto, sta già manifestando un cambiamento di rotta abbastanza profondo rispetto alla gestione di Ahmedinejad. Infatti, fonti vicine al neo-presidente eletto hanno dichiarato che si e’ giunti ad un accordo per liberare i due leaders dell’opposizione Hussein Moussawi e Mehdi Karroubi, costretti agli arresti domiciliari dal 2009.
Alla base di questa decisione ci sarebbe l’intento di Rouhani di creare un clima di concordia nazionale. Difatti, durante un incontro con i veterani della guerra contro l’Iraq, ha esaltato “l’unità, l’armonia e l’essere saldi l’uno con l’altro, che sono stati la causa della vittoria in quella guerra. E oggi abbiamo le stesse necessità, perché lo sviluppo della nazione non si attua se non attraverso l’unità”.
Allo stesso tempo si registra comunque un attacco da parte del nuovo presidente verso Israele, definita come una nazione misera e inconcludente, le cui minacce non fanno che destare l’ilarità degli iraniani, in quanto incapace di sferrare un attacco contro l’Iran.
L’alta notizia e’ tratta dal commento odierno del quotidiano al-Quds, che stigmatizza la disastrosa situazione dei civili siriani. Nell’ultima rassegna stampa si era accennato alla tragedia umanitaria che incombe sul popolo siriano, paragonabile al genocidio ruandese avvenuto nel 1994.
Il quotidiano londinese nel suo articolo riporta cifre da capogiro: un milione e 800 mila profughi e più di quattro milioni di persone costrette ad abbandonare la propria casa. E poi i bambini: ne sono stati uccisi 6.500 e ben 350 mila hanno perso i genitori. Emblematica la foto riportata in testa all’articolo: una ragazzina dallo sguardo disperato, trascinata via da alcuni adulti che probabilmente vogliono evitarle di soffermarsi sulla tragedia che l’ha colpita, ma che traspare dai suoi occhi in lacrime (non e’ retorica, basta guardare la foto).
Si nota, nonostante l’aggravarsi della situazione, un drastico calo degli aiuti umanitari, come se con il giungere dell’estate ci si prepari ad una pausa estiva, mentre in realtà morte e distruzione non vanno in vacanza.
Le previsioni quindi sono pessime visto l’immobilismo internazionale, la mancanza di strategie e il quasi totale disinteresse dell’Occidente, la cui unica preoccupazione sembra essere il futuro ruolo delle componenti jihadiste impegnate nel conflitto.
Previsioni tragiche e calcoli politici fermano dunque qualsiasi decisa manovra militare e dell’Unione Europea e degli Stati Uniti.
Anche la nomina di Samantha Power, attivista per i diritti civili e studiosa di genocidi, nel ruolo di ambasciatrice americana presso l’ONU non sembra poter favorire un maggior interesse alla tragedia siriana da parte degli Stati Uniti.
Tante promesse ma pochi fatti. Se non si era in grado di intervenire militarmente, almeno si sarebbe dovuto trovare una soluzione politica, per evitare che la situazione siriana continui a riportare questa tragica contabilità.