Yabroud sara’ veramente una battaglia decisiva?
Da una settimana si leggono alcune notizie relative a Yabroud e alla battaglia che si scatenerà di qui a poco. Le avvisaglie ci sono tutte: l’intensificarsi delle incursioni dell’aviazione siriana, l’opposizione armata insediata all’interno del confine urbano, l’importanza strategica della città e la sua prossimità al confine libanese.
In un articolo apparso il 19 febbraio sul quotidiano al-Hayat il giornalista siriano Hussein Abd al-Aziz, che a Yabroud ci è nato, spiega che difficilmente il regime si impegnerà in una battaglia assai sconveniente per conquistare questa città che si trova a 80 chilometri a nord di Damasco.
Yabroud è un capoluogo molto importante della regione di al-Qalamoun, una striscia di terra lunga 120 chilometri e larga dai 10 ai 20, caratterizzata da rilievi montuosi intersecati da valli confinanti col vicino Libano. E’ situata inoltre a circa 4 chilometri di distanza dall’autostrada che collega la capitale siriana ad Homs, e questa è un arteria di notevole importanza per il trasporto di rifornimenti e di armi. In effetti la tattica del regime è stata quella di conquistare i villaggi e le città più prossime all’autostrada, in quanto basi ideali per tendere imboscate ed ostacolare il transito di rifornimenti. Questa operazione di controllo dei territori limitrofi si è fermata in prossimità di Yabroud, e ciò per vari motivi: innanzitutto per la massiccia presenza di combattenti dell’opposizione nell’area (si dice circa 7000); poi, per la conformazione geografica che rende il territorio una zona praticamente inespugnabile; infine per il fatto di non essere immediatamente nei pressi dell’autostrada e di non rappresentare un pericolo per il transito.
Il regime ha quindi deciso di concentrare i bombardamenti sulle postazioni nemiche impegnando i ribelli in brevi combattimenti. Inoltre ha sviluppato un piano per rendere ardua e difficile la vita dei suoi abitanti, che a loro volta dovrebbero esercitare pressioni sui combattenti affinché abbandonino la città e permettano l’ingresso delle forze del regime stesso: il taglio della corrente elettrica e il bombardamento dei quartieri abitati. Tentativo fallito questo, che ha portato alla successiva mossa di provare la conquista di Yabroud con una manovra a tenaglia a partire dall’autostrada, dalle alture situate ad oriente e da nord nella zona di Rima. Risultato: quattro carri armati distrutti e diversi prigionieri catturati. E non è andata meglio nei giorni successivi: mentre si è registrata la morte di sei combattenti dell’opposizione, sono stati ben 27 i caduti tra le forze del regime.
La conquista di Yabroud è un’ossessione anche per le milizie di Hezbollah, in quanto si ritiene che da qui partano le autobomba che seminano la morte nella roccaforte del Partito di Dio a Beirut, scavalcando le montagne fino alla cittadina libanese di Arsal.
Il regime tuttavia è ben consapevole, come del resto Hezbollah, che dovrebbe concentrare un gran numero di truppe per avere la meglio su un simile baluardo, e in questo momento non è in grado di distogliere forze da altri settori. Cingerla d’assedio completamente richiederebbe anche in questo caso un ammasso spropositato di uomini, sempre per la vastità e l’irregolarità del territorio interessato.
Quindi, conferma l’articolista, a tutt’oggi le vie di comunicazione con Yabroud sono sotto il controllo dell’opposizione, che ne sovrintende l’accesso attraverso cinque posti di blocco, tre dei quali controllati dall’ESL e due da Jabhat al-Nusra. E ad esclusione solamente del lato verso l’autostrada, dove il regime ha provveduto ad alzare una grande massicciata di terra.
Nelle migliori delle ipotesi, l’esercito di Damasco e i suoi alleati, vista la conformazione geografica assai complicata, possono attuare tentativi di conquista di alcune zone circostanti l’abitato di Yabroud ed ostacolarne i rifornimenti; così come disturbare il flusso lungo l’arteria che la collega ad Arsal.
E’ impensabile quindi una battaglia decisiva che, oltre a durare diversi mesi, avrebbe dei costi umani altissimi.